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Caro bollette, il Comune di Fluminimaggiore chiude gli uffici per risparmiare: “Extracosti di 100mila euro, lo Stato ce ne rimborsa solo 20”

Stop del lavoro nei giorni successivi a quelli festivi e rientri pomeridiani limitati: la scelta obbligata del paese sardo. Il sindaco Marco Corrias: "Ci vorrebbero nuove risorse, che lo Stato dovrebbe mettere a disposizione per un vero piano di trasformazione energetica. Finora sono arrivate solo briciole. E in attesa di un improbabile cambio di linea, non ci resta che tagliare alcuni servizi"
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La bolletta della luce è sempre più alta, lo Stato non rimborsa le spese e il Comune mette in atto il suo piano di risparmio energetico: la chiusura degli uffici. Succede a Fluminimaggiore, centro della Sardegna sud occidentale con poco meno di 3mila abitanti, dove il sindaco ha emanato un’ordinanza che dispone anche una limitazione dei rientri pomeridiani. L’atto firmato da Marco Corrias – giornalista professionista, diventato sindaco del suo paese d’origine quattro anni fa, dopo essere andato in pensione da Mediaset – prevede, nello specifico, lo stop del lavoro nei giorni successivi a quelli festivi: a partire dal 3 giugno e continuando (per ora) con martedì 14 (che segue la festa di Sant’Antonio, patrono del paese) e martedì 16 agosto. Non solo: i rientri pomeridiani nel paese apprezzato per la sua storia mineraria, l’archeologia, i murales che ravvivano le strade, le sorgenti, le bellezze paesaggistiche, saranno limitati, nel periodo giugno-agosto, a tre date: 21 giugno, 12 luglio e 9 agosto. Una decisione obbligata, considerata l’impennata dei costi dell’energia elettrica e l’aumento delle bollette in tutti gli edifici comunali, oltre che nell’illuminazione pubblica.

SCELTA OBBLIGATA – “Rispetto alla spesa prevista siamo, quest’anno, fuori di circa 100mila euro e lo Stato ce ne rimborsa meno di 20”, chiarisce il sindaco. “Una cifra di sbilancio enorme per un paese povero come il nostro, a cui dobbiamo far fronte come si fa in una qualsiasi famiglia: si risparmia, eliminando l’aria condizionata il più possibile, spegnendo le luci durante il giorno negli uffici e chiudendo l’attività in certe date”. Eppure Fluminimaggiore (famoso per il progetto dell’happy village, una cooperativa di comunità finalizzata a realizzare una sorta di residenza per anziani utilizzando le seconde case) può essere considerato un centro virtuoso: fotovoltaico sul palazzo comunale e su due edifici scolastici. Avrebbe voluto essere anche più virtuoso, il piccolo Comune sardo, ma il progetto presentato per ottenere finanziamenti nell’ambito del Pnrr è stato rispedito al mittente: “L’idea era quella di realizzare l’impianto fotovoltaico anche nell’impianto di depurazione, peraltro quello che comporta un maggiore dispendio energetico, ma ce l’hanno bocciato con la motivazione che non si tratta di un edificio comunale”.

COMUNI AL COLLASSO – Un paradosso, nel momento in cui si pretende (giustamente) che i Comuni impostino i loro programmi sul cosiddetto efficientamento energetico, salvo poi lasciarli soli quando rivendicano risorse. I costi energetici alle stelle non si ripercuotono solo su famiglie e imprese costrette a fermare impianti, ma si abbattono come una scure anche sugli enti pubblici. Marco Corrias sa che il caso di Fluminimaggiore non è isolato: “Non accade solo nel nostro paese e il dilemma tra tagliare i servizi o vedersi tagliare la corrente perché non si è in grado di pagare le bollette sta diventando molto diffuso tra le amministrazioni che non hanno altre risorse da parte per sopperire a simili emergenze. E non basta a sanare la situazione il fatto di avere il fotovoltaico sia sul palazzo comunale sia sui due edifici scolastici. Ci vorrebbero nuove risorse, che lo Stato dovrebbe mettere a disposizione per un vero piano di trasformazione energetica. Finora, invece, sono arrivate solo briciole. E in attesa di un improbabile cambio di linea, non ci resta che, dolorosamente, tagliare alcuni servizi”.

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