Un movimento distrutto e una nazionale da rifondare, scoprendo dei giovani che non sappiamo nemmeno di avere ma magari da qualche parte ci sono. L’Italia si ritrova allo stesso punto di quattro anni fa. All’anno zero, per la seconda volta. L’1-1 in Nations League contro la Germania, come l’1-1 contro la Polonia nel settembre 2018, all’esordio in questa competizione che vale poco più di un’amichevole, mentre tutti gli altri erano reduci dai Mondiali di Russia e noi dall’apocalisse del calcio italiano. Oggi come allora, Roberto Mancini deve ricostruire una squadra dalle macerie. Con una speranza a cui aggrapparsi: ci è già riuscito una volta, se ne avesse la voglia potrebbe anche rifarlo. E una controindicazione: stavolta, ha contribuito anche lui al disastro azzurro.

È bastato un pareggio contro la Germania e un assist di un ragazzino per archiviare la crisi e celebrare il nuovo “rinascimento” azzurro. “La giovane Italia s’è desta”, “Risveglio azzurro”, “W L’Italia”: alla stampa sportiva italiana serve poco per entusiasmarsi. In realtà, Gabriele Gravina è ancora il presidente della FederCalcio attaccato alla poltrona, Mancini il ct che non si è dimesso dopo la peggior sconfitta della storia, la nazionale semplicemente, desolatamente scarsa. Ma visto che questa è la situazione e non cambierà a breve, tanto vale accettarla e guardare avanti. Negli ultimi giorni, siamo passati da una nazionale vecchia e imbolsita, quella di Chiellini e Bonucci, Jorginho, Insigne ed Immobile, la stessa che aveva toppato clamorosamente la qualificazione a Qatar 2022 e che è arrivata a fine corsa come confermato dalla triste “Finalissima” contro l’Argentina, a una nuova nazionale composta da semi-sconosciuti, davvero modesta a livello tecnico ma tutto sommato in grado di tenere testa alla non irresistibile Germania di questi tempi.

Il passaggio fra queste due squadre è la presa di coscienza dello stato catatonico del movimento e lo stage di 53 giocatori imbastito dalla Figc a fine campionato. La lettura di quelle liste è quasi esilarante: una marea di ragazzini pescati da Serie B, C o Primavera, la maggior parte senza mezza presenza in campionato, giocatori che un tempo la maglia della nazionale non avrebbero potuto nemmeno sognarla. Eppure questa operazione un senso ce l’ha, come ha poi dimostrato il debutto di Wilfried Gnonto, carneade eroe del pareggio contro la Germania.

In queste due settimane, Mancini ha convocato tutti i giocatori che poteva convocare. Ma proprio in senso tecnico, in senso di eleggibili, abili e arruolabili, visto che la maggior parte calcisticamente è sarebbe “inconvocabile” in nazionale. Di fatto, sta facendo il lavoro che dovrebbero fare e non fanno i club. Dovrebbero essere le squadre di Serie A a selezionare i talenti, sgrezzarli, farli crescere e diventare giocatori veri, qualche volta campioni. Il calcio italiano invece ha un problema atavico con i suoi giovani. Mancanza di coraggio, ossessione del risultato, politiche federali inesistenti, anche una diffusa arretratezza di cultura sportiva del Paese: le cause sono tante. Il risultato è che un tempo la maglia azzurra era il punto d’arrivo nella carriera di un calciatore, oggi sembra quasi quello di partenza. Mancini lo fa per disperazione, perché è davvero all’ultima spiaggia. Ma se non c’è alternativa, così sia. Pescando nel mazzo, convocando tutto ciò che è convocabile, probabilmente non scopriremo dei campioni (non prendiamoci in giro: quelli non passano inosservati e in Italia oggi non ci sono), ma dei giocatori decenti magari sì.

In fondo, se ci ricordiamo, proprio così era nata l’Italia di Mancini che sarebbe poi riuscita miracolosamente a diventare campione d’Europa. Azzerando tutto, puntando sui giovani, alcuni addirittura debuttanti (Zaniolo fu praticamente una sua invenzione), per costruire un’identità nuova di squadra, in grado di supplire con le idee, l’organizzazione e l’entusiasmo alla mancanza di talento. Insomma, Mancini deve replicare l’opera di ricostruzione che gli è già riuscita una volta nel 2018. Certo, se non avesse peccato di presunzione anche lui e si fosse accorto di doverlo dopo gli Europei, forse non avremmo perso anche questo Mondiale.

Twitter: @lVendemiale

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