Ha accompagnato almeno tre generazioni di appassionati dentro l’erba di Wimbledon, la terra rossa di Parigi, il cemento di New York e Melbourne. Ha raccontato sui giornali e in televisione, da ogni angolo del mondo, l’ascesa e la caduta di altrettante ere di tennisti. Con competenza, guizzi linguistici, equilibrio, passione. Ha ispirato anche decine di colleghi, per i quali Gianni Clerici, scomparso a 91 anni a Bellagio, era e resterà un “maestro”. Giornalista, telecronista, scrittore di tennis innanzitutto, ma non solo. Tanto che Italo Calvino lo aveva descritto come “uno scrittore imprestato allo sport”, mentre per Giorgio Bassani era “il Vaticano del tennis”. Lui si era autodefinito “scriba” di uno sport che ha amato e raccontato, così bene da meritarsi l’inserimento nella International Tennis Hall of fame, unico italiano insieme a Nicola Pietrangeli, mentre Time lo aveva incoronato come il “maestro italiano di stile”.

Firma storica de La Repubblica, prima di iniziare la sua carriera dentro le redazioni era stato anche giocatore con la racchetta in mano. Prima della macchina da scrivere e dei computer, correva nel 1947 e 1948, sempre in coppia con Fausto Gardini, Clerici aveva infatti vinto due titoli italiano di doppio nella categoria juniores, riuscendo a scendere in campo anche a Wimbledon nel 1953 e al Roland Garros nel 1954, dove giocò il primo turno dei tornei. La carriera di giornalista iniziò negli anni successivi con la Gazzetta dello Sport, proseguendo poi a Il Giorno come editorialista e inviato della redazione sportiva guidata da Gianni Brera. Quindi, dal 1988, è diventato storica firma de La Repubblica.

La sua è stata per anni anche la “voce” del tennis in tv – su Telecapodistria, poi Tele+ e infine Sky Sport – spesso insieme a Rino Tommasi, con cui ha curato la telecronaca di centinaia di partite, compreso il primo trionfo di Roger Federer in uno Slam nel 2003. Uno stile inconfondibile e tanti racconti, episodi e aneddoti, oltre la cronaca, anche in tv, tanto che lo stesso Tommasi lo soprannominerà “Dottor Divago” e dirà di lui: “Non sempre nelle sue cronache troverete il risultato dell’incontro, ma troverete sempre la spiegazione della vittoria di un giocatore sul proprio avversario”.

Nato a Como nel 1930, Clerici ha firmato i grandi ‘classici’ dedicati allo sport della racchetta: Il tennis facile (1972), 500 anni di tennis, la biografia Divina. Suzanne Wengen, la più grande tennista del XX secolo, Gianni Clerici agli Internazionali d’Italia. Cronache dello scriba 1930-2010 e il monumentale Wimbledon. Sessant’anni di storia del più importante torneo del mondo. È stato anche l’autore anche di testi narrativi (la trilogia I gesti bianchi, 1995; la raccolta di racconti Una notte con la Gioconda, 2008; i romanzi Australia felix, 2012, e 2084. La dittatura delle donne, 2020), di raccolte poetiche (Postumo in vita, 2005; Il suono del colore, 2011) e saggi storici (Mussolini. L’ultima notte, 2007). Nel 2010 Veronica Lavenia e Piero Pardini hanno pubblicato la sua biografia, dal titolo Il cantastorie instancabile. Gianni Clerici lo scrittore, il poeta, il giornalista.

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