Voltagabbana, imputati, indagati, prescritti e condannati. Tra gli oltre 800 candidati alla carica di consigliere comunale a Taranto c’è un po’ di tutto. Ex militanti della destra passati in forza al centrosinistra, ambientalisti finiti nella coalizione della Lega industrialista e persino l’ex segretario del Partito Democratico candidato a sindaco dal centrodestra. Sotto lo slogan “non ci sono più la destra e la sinistra”, insomma, ha preso vita un variegato alla fragola di trasformismo. Ma non solo. Nelle 27 liste a sostegno dei 4 aspiranti sindaco compaiono ex consiglieri comunali accusati di truffa al Comune, altri con la stessa accusa salvati dalla prescrizione, e poi ancora nomi su cui pendono accuse che spaziano dall’associazione a delinquere fino al traffico di influenze e minaccia.

La commissione elettorale del Comune di Taranto ne ha esclusi sette durante la prima fase di controlli e nessuno degli schieramenti si è salvato dalla tagliola. Un solo candidato è stato escluso nella coalizione a sostegno di Rinaldo Melucci, ex sindaco uscente sostenuto da Pd, M5s, Europa Verde e diverse liste civiche. Un altro escluso compare nella lista di Massimo Battista, uno degli operai ribelli dell’ex Ilva tra i fondatori del Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti e nel 2017 candidato con i 5stelle. Due esclusi (anche se uno ha rinunciato prima della formale esclusione) per Luigi Abbate, giornalista locale divenuto famoso per l’intervista all’ex patron della fabbrica Emilio Riva che negava l’esistenza dei morti per tumori, oggi sostenuto da tre liste. E poi tre esclusi nella coalizione di Walter Musillo, ex segretario provinciale dei Dem tarantini e ora alla guida delle destre.

Tra gli esclusi eccellenti spicca Filippo Condemi detto Aldo, ex esponente del centrodestra che si presentava in queste amministrative in una delle liste a sostegno di Musillo. La commissione elettorale lo ha reputato impresentabile per via di una condanna definitiva per abuso d’ufficio di vicende relative al suo precedente mandato da assessore. In realtà Condemi è nuovamente sotto processo con l’accusa di traffico di influenze e minaccia: nel 2017 è stato arrestato mentre intascava una mazzetta per “aggiustare” una causa civile. Finito ai domiciliari ammise tutto e il processo di primo grado lo condannò per estorsione a 3 anni e 8 mesi: in appello però i giudici hanno ritenuto che la presunta vittima in realtà era stato anche complice e quindi il processo era da rifare con nuove ipotesi di reato. Nella vicenda è coinvolto anche un altro candidato consigliere comunale, Aldo Renna, scelto come capolista dei vertici tarantini di Fratelli d’Italia. Renna ai magistrati non solo ammise di aver organizzato l’incontro tra Condemi e l’imprenditore per la consegna del denaro, ma spiegò ai magistrati che aveva mostrato all’imprenditore una pistola, ma non per minacciarlo: era solo un giocattolo che utilizzava per spaventare una persona che lo infastidiva per questioni personali.

In una delle liste a sostegno di Melucci, invece, compare il nome di Arianna Aiello, giovane avvocata che per la procura ionica è una dei legali che prestava la propria attività a favore di un’associazione a delinquere che organizzava incidenti falsi per intascare i risarcimenti dalle compagnie assicurative. L’avvocata Aiello è stata sospesa per 12 mesi dalla professione e successivamente il tribunale del Riesame ha ridotto la misura interdittiva a nove mesi. A sostegno di Musillo e Melucci, inoltre, ci sono ex consiglieri comunali attualmente in udienza preliminare per truffa al Comune perché, secondo l’accusa, avrebbero simulato rapporti di lavoro o gonfiato gli stipendi per ottenere i rimborsi dall’ente: si tratta di Carmen Casula per il candidato del centrodestra, Piero Bitetti ed Emidio Albani per l’aspirante sindaco del centrosinistra. Inoltre a creare fastidi all’ex sindaco, c’è stato nei giorni scorsi il rinvio a giudizio della sua portavoce Doriana Imbimbo: deve rispondere di truffa ai danni del Comune per aver indotto Palazzo di città ad attribuirle un profilo professionale più alto sulla base di un titolo che, secondo la procura, non era equipollente a una laurea.

Ma la campagna elettorale a Taranto, ha rischiato di passare alla storia perché avrebbe potuto essere essere la prima senza la voce di Giancarlo Cito, ex sindaco e parlamentare poi condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, che dal 1990 ha guidato il suo Movimento AT6-Lega d’Azione Meridionale che è sempre stato tra i più votati. Le sue delicate condizioni di salute lo hanno costretto a non partecipare attivamente alla battaglia, ma nei prossimi giorni è in programma un suo comizio pubblico in cui dovrà sostenere insieme all’intero centrodestra Walter Musillo, ex segretario del Pd. Insomma una situazione insolita per Cito che iniziò la sua carriera negli Anni settanta come “picchiatore fascista”, come racconta Alessandro Leogrande in un suo scritto, e oggi, ironia della sorte è costretto a elogiare quello che nel recente passato è stato un suo grande oppositore. Ha evitato gli imbarazzi, invece, Giorgia Meloni: anche la leader di Fdi nei giorni scorsi doveva essere a Taranto accanto a Musillo, ma il giorno prima del comizio Fratelli d’Italia ha annullato l’evento per “motivi personali”. Eppure fonti interne al partito tarantino hanno spiegato a ilfattoquotidiano.it che l’ipotesi di stare sullo stesso palco con ex segretario del Pd non è per niente piaciuta alla donna che ha fatto della parola “coerenza” il leitmotiv delle sue battaglie.

Ma Taranto, infine, è la città dell’ex Ilva, campo sul quale dal 2012 la politica, locale e nazionale, deve fare i conti. A distanza di dieci anni dal sequestro della fabbrica, anche questa campagna elettorale ruota intorno al rapporto tra siderurgico e città, tra diritto alla vita e diritto al lavoro. Questa nuova tornata, però, segna come non mai la disgregazione degli ambientalisti: Vincenzo Fornaro, candidato sindaco dei Verdi nel 2017 ora è nella coalizione di centrodestra, insieme alla Lega che è l’unico partito a non aver mai nascosto la sua idea di Ilva in attività e a Forza Italia che nei giorni scorsi, per bocca di Antonio Tajani, ha illustrato la propria visione “Il futuro di Taranto – ha detto Tajani – è il polo dell’acciaio”. Una sorta di ritorno al passato, a cui sono seguite una serie di repliche e indignazioni, ma contro cui non c’è un fronte ambientalista compatto in grado di contrapporsi. E che, dopo queste elezioni comunali, non ci sarà probabilmente mai più.

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