Le copie del giornale che pubblicava la chiusura delle indagini a carico del sindaco? Esaurite. Le locandine che annunciavano l’articolo? Pure quelle “esaurite”, si fa per dire. Martedì a Nardò, grande centro abitato del Leccese, i cittadini sono sembrati molto interessati alle sorti giudiziarie di Pippi Mellone, il sindaco vicino a Casa Pound rieletto lo scorso autunno con il 74% dei voti. Amato, amatissimo e appoggiato in maniera trasversale per il suo essere un ‘uomo del fare’, tanto da guadagnarsi anche l’appoggio del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Ma anche contestato, contestatissimo, per quella sua vicinanza al movimento di estrema destra, per il “rito del presente” chiamato, quand’era già primo cittadino, durante la commemorazione di Sergio Ramelli nel 2017, e per i post in “onore ai martiri delle foibe” e le invettive contro l’Anpi Lecce che definì un “pericolo per la democrazia”.

Fatto sta che adesso Mellone è incappato in una vicenda giudiziaria, ma la notizia – più che l’inchiesta per falso e diffamazione di cui è accusato dalla procura di Lecce – è diventato l’interesse provocato dall’indagine nei cittadini di Nardò. Martedì il Nuovo Quotidiano di Puglia ha pubblicato la notizia della chiusura degli accertamenti da parte dei pm salentini, a valle di una denuncia presentata alla Guardia di finanza di Gallipoli da quattro candidati al consiglio comunale, uno dei quali poi eletto: il sindaco è accusato di falso per la modalità di raccolta delle firme per le candidature alle Comunali del 2016 e di diffamazione per le polemiche che ne seguirono. Secondo il pubblico ministero Alberto Santacatterina, ci sarebbero alcune firme false su quattro moduli di accettazione della candidatura al Consiglio comunale, poi autenticati da Mellone che in quel momento era consigliere comunale.

Il Nuovo Quotidiano di Puglia manda in stampa la notizia e decide di dedicare alla chiusura dell’indagine anche le locandine da affiggere fuori dalle edicole del paese. Poi accade qualcosa di strano, come racconta lo stesso Quotidiano in un post su Facebook, intitolato “A Nardò a ruba giornale (e locandine)” e pubblicato martedì sera: “La notizia sulla chiusura delle indagini a carico del sindaco di Nardò Pippi Mellone (falso e diffamazione le accuse formulate dalla Procura, la prima in relazione alla modalità di raccolta delle firme per le candidature alle Comunali del 2016 e la seconda alle polemiche susseguenti) ha portato in poche ore all’esaurimento delle copie di Quotidiano in vendita nelle edicole del centro neritino”, si legge sui social del giornale.

“Per qualche particolare meccanismo di trasmissione dei fenomeni, pare siano andate “esaurite” anche le locandine che annunciavano l’articolo contenuto nelle pagine del giornale”, sottolinea il post. “Considerato il vasto, variegato, variopinto e multiforme interesse suscitato dalla vicenda – argomento su cui vale l’assoluto principio di presunzione di innocenza, fino a prova contraria e oltre ogni ragionevole dubbio, per cui allo stato non esiste alcun colpevole – anche nell’edizione di domani di Quotidiano verrà riservato adeguato spazio all’argomento. Locandine incluse, per non tradire le aspettative di quanti ne fanno incetta e tesoro”, conclude il giornale diretto da Rosario Tornesello.

E il sindaco cosa ne pensa del grande interesse suscitato nei suoi concittadini che si sono precipitati in edicola per leggere i dettagli dell’inchiesta, fino a conservare anche le locandine? “Non posso controllare le edicole – dice Mellone, raggiunto da Ilfattoquotidiano.it – È curioso che il Nuovo Quotidiano di Puglia sappia già nel corso della giornata che le copie sono andate esaurite, quando ancora la resa non è stata effettuata”. Mentre sulle accuse mosse dalla procura di Lecce, il sindaco è si trincera dietro un no comment: “Conosciamo le carte da qualche giorno, nei prossimi riferirò a chi di dovere”.

Twitter: @andtundo

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