Ritorno al “Primavera Sound” di Barcellona, il festival indie più influente d’Europa, il Coachella del Vecchio continente. Si parte giovedì e si termina (momentaneamente) domenica all’alba, per poi proseguire nel prossimo fine settimana dal 9 all’11 giugno. Nessun timore per i giorni restanti, perché terrà banco “Primavera a la Ciutat”, una rassegna-nella-rassegna parallela e speculare nel cuore della metropoli di Gaudì: circa 200 spettacoli in 14 club e storiche sale cittadine, come il Razzmatazz e Apolo. In questo caso, l’apertura è anticipata a mercoledì pomeriggio. Nel complesso la bellezza di undici giornate consecutive di eventi.

È la ventesima edizione del Primavera, congelato da tre anni per i noti accidenti pandemici. La voglia spasmodica di esserci, contarsi, trascendere di gioia all’unisono al riaccendersi della grande musica collettiva dal vivo. E non solo per la line-up dei due weekend in cartellone, siderale: nominandone giusto qualcuno, in ordine sparso, ascolteremo estatici Nick Cave e Massive Attack, Beck e Pavement, The Strokes e Tame Impala, The National e Autechre, Bikini Kill e Caribou, Gorillaz e Beach House, Bauhaus e “Tyler, The Creator”, Interpol e Phoenix, Dua Lipa e Lorde, M.I.A. e The Smile, Megan Thee Stallion e Yeah Yeah Yeahs, Mogwai e Big Thief, Low e Charlie XCX. Nessun genere o intima passione sonora verrà trascurato: dal rock all’elettronica, dal new soul al nu-jazz, dal pop glorioso o emergente alla trap. I numeri sono monumentali: oltre 400 i concerti previsti nel Parc del Fòrum, che resta la location principale con sedici palchi, alcuni dei quali inauguranti per l’occasione. I due stage centrali (Estrella Damm e Pull&Bear) saranno per la prima volta allineati per facilitare gli spostamenti, nonché alimentati da energia sostenibile e rinnovabile.

Tenetevi liberi ed elettrizzati dalle 4 di pomeriggio alle 6 del mattino, voi fortunati che siete riusciti a trovare i biglietti: è tutto sold-out da un’era geologica. E ancora showcase, party, brunch on the beach, dancehall. Una finestra con vista privilegiata sui futuri musicali che ci attendono, senza rinunciare a uno sguardo retrospettivo: e così qualche live de “La Ciutat” si ritrapianterà a Poble Espanyol, il luogo in odor di epica dove si svolsero le prime quattro seminali edizioni tra il 2001 e il 2004.

Il Primavera Sound è:

– le maratone cardio-fitness tra un palcoscenico e l’altro, cercando di raccapezzarsi con la cartina e di non dilapidare oltremodo le energie necessarie;
– i sonni coatti di recupero-forze dopo ore e ore in piedi e qua e là saltellanti;
– i calcoli aritmetici al dettaglio della timeline per incastrare le esibizioni che più ci interessano (e dare un’occhiata a quelle che ci incuriosiscono);
– la saldatura inaudita tra le generazioni. Qui si incontrano davvero le Meglio Gioventù Europee degli ultimi decenni, in senso espanso. Dai ventenni ai sessantenni: tutti insieme mirabilmente a ghermire il sogno più bello;
– il patchwork di nazionalità, stili e dresscode del pubblico-record presente;
– gli stand di birre e panini, le bancherelle e le aree di decompressione con affaccio sul mare;
– le attese affollatissime che riapra la metro alle cinque del mattino: ci sarebbero i taxi, certo, ma riuscire a fermarne uno sarebbe come svelare i misteri della Stele di Rosetta;
– un brand globale: da qui a fine anno il festival nativo catalano sarà celebrato pure a Los Angeles, Santiago, Buenos Aires e Sao Paulo oltre che nella già consacrata Porto;
– il ritorno alla vita come piace a noi.

¡Qué viva Primavera Sound!

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