Così non va. Dilapidare a Montecarlo, in un paio di strategie, una doppietta che prima della gara sembrava quasi certa, ha dell’incredibile. E se un opaco Max Verstappen, terzo, è riuscito a prendersi altri tre punti sul talento di casa Charles Leclerc – l’autentico favorito della vigilia, alla fine quarto -, la consapevolezza ora è che la Rossa non può più sbagliare, e che il trittico tra giugno e inizio luglio di Baku-Canada-Silverstone dirà molto sulle speranze di titolo di Maranello o sull’eventuale fuga dei rivali. Intanto, nel Principato, i sogni infranti di Leclerc si scontrano con gli errori del remote garage del Cavallino, diretto da Iñaki Rueda. Leclerc, per la prima volta da quando è in Ferrari, ha sfogato così tanta rabbia ai suoi via-radio, che è sbiancato anche chi ha visto il Gran Premio attraverso la tv. “Cosa state facendo?”, ha tuonato dopo aver messo le gomme d’asciutto nello stesso giro di Carlos Sainz, per poi singhiozzare in auto a fine corsa: “Non è possibile, non doveva finire così”.

Leclerc, prosegue la maledizione Montecarlo
Intanto, per Leclerc prosegue la maledizione in casa sua, dove non è mai salito sul podio sin dal suo esordio in F1: i due ritiri nel 2018 e 2019 si sommano alla mancata partenza in gara nel 2021 per la trasmissione rotta alle Piscine a fine qualifica. Questa domenica neanche il podio, solo un mesto quarto posto, 25 punti buttati e tanta “rabbia, frustrazione e delusione”, ha detto dopo la gara. E ha tutta la ragione di questo mondo, confermata anche da Mattia Binotto che ha ammesso l’errore del team: “Tutto quello che succede nella squadra è responsabilità mia — ha detto il team principal — La strategia viene scelta al muretto, poi i piloti contribuiscono con le loro indicazioni, con ciò che vedono e sentono”. E ancora: “Abbiamo sbagliato le chiamate e le strategie. Abbiamo sottovaluto le prestazioni delle gomme intermedie. E se uno finisce quarto quando era in testa qualcosa non va — ha concluso — La strategia vincente? Era di far fermare Charles il giro dopo Perez anziché due, oppure restare dentro con gli pneumatici da bagnato estremo, mantenere la posizioni e poi effettuare la sosta con calma”.

Le strategie che hanno condannato Maranello
Un vero peccato, perché le F1-75 col nuovo fondo visto già a Barcellona stavano volando anche a Montecarlo, distanziando la Red Bull sia sul giro secco che sul passo-gara, prima del patatrac ai box tra 17esimo e 22esimo giro. Tutto iniziato con l’undercut del vincitore Pérez (passato dalle full wet alle intermedie) e con la Ferrari che sbaglia a chiamare troppo tardi ai box Leclerc (due giri dopo), mentre il messicano vola in pista. Per poi rispondere allo stesso tentativo ma con gomme d’asciutto (le Hard), richiamando il monegasco nello stesso momento di Sainz in sosta. Tre secondi preziosi persi forzatamente, così, nel confronto con Verstappen (fino a lì quarto), che con un super giro di quattro secondi più veloce si è trovato definitivamente davanti al ferrarista, potendo inserire comodamente anche lui le mescole d’asciutto. Quello che è certo, ora, è che servirà reagire subito già da Baku (il 12 giugno), su una pista sulla carta pro-Red Bull per i lunghi rettilinei, ma dove la Ferrari potrebbe dire la sua data l’estrema agilità portata dal retrotreno.

L’ora di stabilire gli ordini di scuderia
Per la Rossa, dopo Montecarlo, rimane la consapevolezza che i piloti e l’auto ci sono, oltre al problema del graining visto a Imola e Miami che sembra migliorato. Ma se questi sono gli aspetti positivi, dall’altro lato Maranello deve migliorare al muretto nelle strategie e pensare a ordini di scuderia netti. Il vero numero uno della squadra resta Leclerc. A Monaco, però, Sainz si è opposto via-radio al suo ingresso il giro successivo alla sosta di Pérez, il 18esimo, chiedendo di rimanere fuori per passare direttamente alle gomme d’asciutto (scelta alla fine azzeccata e fatta poche tornate più in avanti). Ma l’impressione è che tutto ciò abbia mandato in bambola tutta la Ferrari, costretta così a una scelta di sacrificio con uno dei due piloti. Tutto il contrario della Red Bull, che ha già il suo primo da difendere (Verstappen) e che anche nel Principato, come in Spagna una settimana prima, ha saputo vincere sorprendendo con le strategie.

Fia, i dubbi sulla penalità non data a Verstappen
Al di là del terribile incidente di Mick Schumacher con la Haas aperta in due alle Piscine (il ricordo va alla monoposto 2020 di Romain Grosjean spezzatasi tra le barriere del Bahrain e poi finita in fiamme), dei semafori di Montecarlo andati in tilt per l’acquazzone di inizio gara (che alle 16.05 ha costretto i piloti alla partenza dietro alla Safety Car) e di un Guanyu Zhou che salva miracolosamente la sua Alfa Romeo in uscita dal Tunnel chiedendo ai suoi di “cambiare le mutande (per lo spavento, ndr)”, rimangono tanti dubbi sulla decisione della Fia di non voler penalizzare la Red Bull di Verstappen. L’olandese è finito con l’anteriore sinistra sulla linea della corsia-box, mentre si stava rimettendo in pista all’altezza della curva Saint Devote dopo aver montato le Hard. L’accaduto non è nemmeno stato investigato durante il GP dal Collegio dei commissari sportivi, ma lo si è fatto solo grazie al reclamo formale presentato dalla Ferrari nelle ore seguenti alla bandiera a scacchi, come aveva preannunciato Binotto con un “per noi la gara non finisce qui”.

Cosa dice il regolamento
Di esempi in passato ce ne sono: Pérez e il duello con Lewis Hamilton in Turchia (non sanzionato) o Yuki Tsunoda in Austria nel 2021, con il giapponese che si beccò 5 secondi di penalità. E la regola contenuta nell’articolo 5c dell’Appendice L del Regolamento sportivo dice che all’uscita dei box una vettura “non debba oltrepassare” la linea. Per la Fia la linea “non è stata attraversata, per farlo (Verstappen, ndr) avrebbe dovuto avere una ruota intera a sinistra della linea gialla”. Rimangono però tanti dubbi sull’ennesima questione che interessa un’area grigia del regolamento, e che andrebbe chiarita con norme più precise. La sensazione è che non si è voluto intervenire per non rovinare la vittoria evidente (per gli errori Ferrari) di Milton Keynes, e per mantenere il quieto vivere che c’è stato finora tra il Cavallino e la Red Bull in questo inizio di stagione. È di pochi mesi fa l’allontanamento di Michael Masi per le scintille Red Bull-Mercedes nell’ultimo giro di Abu Dhabi, lo stesso non vorrebbe il nuovo direttore corse Nils Wittich. Almeno in questo momento, dopo soli sette GP disputati di 22 totali nel lunghissimo calendario di Formula 1.

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