Non sappiamo se le notizie delle ultime ore siano vere: “Putin è malato e c’è un golpe in corso”. Sono anni che notizie di questo tipo riaffiorano su internet, già nel 2015 in un post riferivo delle voci intorno all’hashtag #Putindead.

Le notizie sulla vita di Putin sono sempre frammentate, contornate da un’aura di mito, un po’ come è sempre accaduto con i presidenti dell’Unione Sovietica ma moltiplicato all’ennesima potenza. Sappiamo di un leader che negli ultimi anni si è sempre più isolato, distante anche dal suo entourage, di un leader che inizia a non fidarsi più nemmeno dei suoi fedelissimi (tante le epurazioni e siluramenti dall’inizio della guerra). Abbiamo di fronte un leader che mostra tutti i segni della classica “sindrome da bunker” (anche se per ora nel bunker sono costretti i cittadini ucraini per difendersi dalle bombe dell’esercito russo).

Una fotografia perfetta dell’isolamento di Putin ce la regala Volkov (il numero due del movimento politico fondato dall’oppositore numero uno di Putin, Aleksej Navalny, che è attualmente in carcere). In una recente intervista (La Repubblica, 1 maggio 2022) descrive perfettamente la “bolla” in cui vive l’autocrate: “non guarda internet, non legge i media internazionali. Legge soltanto la famosa ‘cartella rossa’ che ogni mattina gli viene preparata da un drappello di funzionari zelanti del Fsb (i servizi russi, eredi dell’ex Kgb): bugie, disinformazioni, distacco dalla realtà”.

Una bolla comunicativa in cui ha relegato negli ultimi vent’anni anche il suo popolo, dove l’informazione è quasi sempre propaganda e le poche voci critiche vengono fatte chiudere: nella stampa il caso più eclatante è Novaya Gazeta ma anche l’unica tv indipendente TV Rain (chiamata anche The Dozhd TV) – la cui storia è raccontata nel documentario F@ck This Job, dove la fondatrice Natalya Sindeyeva ripercorre la storia dei boicottaggi che hanno portato il suo canale televisivo a sparire a poco a poco da tutte le piattaforme.

Si dice che ognuno di noi viva nella propria “bolla”, la bolla della rete sociale o quella più estesa dei propri contatti sui social network. Ognuno è libero di credere alla realtà che vuole. La bolla in cui si è relegato Putin è pericolosa, dal suo punto di vista ha tutte le ragioni del mondo per sentirsi minacciato: non sappiamo cosa scrivano gli “zelanti agenti dell’Fsb” nella cartelletta rossa che gli viene consegnata tutte le mattine, ma è inquietante, non fa sentire al sicuro. Che decisioni potrebbe prendere un leader di una potenza nucleare che guarda il mondo attraverso una lente distorta?

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