Il primo caso fu annunciato alla fine del luglio del 2020 quando tutto il mondo contava già milioni di contagiati e migliaia di morti. Da allora sembrava che la Corea del Nord fosse stata risparmiata dall’epidemia di Covid o almeno che l’isolamento dal resto del mondo in qualche caso avesse contribuito a evitare una diffusione di Sars Cov2. Ieri invece è stato annunciato il primo decesso con il conseguente lockdown deciso da Kim Jong Un.

Per la prima volta dell’inizio della pandemia di coronavirus, da Pyongyang è arrivata la conferma ufficiale di un decesso. Notizie dell’agenzia Kcna segnalano “circa 18.000” casi di “persone con febbre” in 24 ore e precisano che tra le sei persone decedute una era risultata positiva alla variante Omicron, l’ultima mutazione di Sars Cov 2 rilevata per la prima volta in Sudafrica e Botswana lo scorso novembre e che ha già prodotto diversi ricombinanti e sottovarianti. Secondo la Kcna, “solo il 12 maggio circa 18.000 persone hanno avuto la febbre in tutto il Paese” e “al momento fino a 187.800 persone sono isolate e vengono curate“. Stando all’agenzia, “da fine aprile una febbre, con cause ignote, si è diffusa in modo esplosivo” in Corea del Nord (con una popolazione di circa 25 milioni di persone), “con oltre 350.000 persone” contagiate “in poco tempo”, tra le quali “almeno 162.200 sono guarite”.

L’entità dell’epidemia potrebbe avere gravi conseguenze perché il paese ha un sistema sanitario scadente e si ritiene che i suoi 26 milioni di persone siano per lo più non vaccinati. Alcuni esperti affermano che il Nord, per la sua rara ammissione di un focolaio, potrebbe cercare aiuti esterni. L’agenzia di stampa centrale coreana ufficiale ha affermato che i test sui campioni raccolti domenica da un numero imprecisato di persone con febbre nella capitale, Pyongyang, hanno confermato che erano stati infettati dalla variante omicron. Per questo il leader Kim Jong Un ha chiesto un blocco completo di città e contee. Kim durante una riunione del Politburo del partito ha chiesto ai funzionari di stabilizzare le trasmissioni ed eliminare la fonte di infezione il più rapidamente possibile, attenuando anche i disagi al pubblico causati dai controlli.

Il Nord probabilmente raddoppierà i blocchi, anche se il fallimento dell’approccio “zero-Covid” della Cina suggerisce che l’approccio non funziona contro la variante omicron in rapido movimento, ha affermato Leif-Eric Easley, professore di studi internazionali presso Ewha Womans University di Seoul. “Affinché Pyongyang ammetta pubblicamente casi di Omicron, la situazione della salute pubblica deve essere seria”, ha affermato Easley. “Questo non significa che la Corea del Nord sarà improvvisamente aperta all’assistenza umanitaria e prenderà una linea più conciliante verso Washington e Seul. Ma il l’opinione pubblica interna potrebbe essere meno interessata ai test nucleari o missilistici quando la minaccia urgente riguarda il coronavirus piuttosto che un esercito straniero”. Il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol ha offerto l’invio di vaccini c

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