Autocritica? Lasciamo perdere”. Sceglie di congedarsi così il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, davanti a una domanda de ilfattoquotidiano.it posta al termine dell’incontro con i giornalisti nella sede della Stampa Estera a Roma. Al ministro era stato chiesto un commento sulle parole del presidente di Confindustria Veneto, Enrico Carraro, secondo il quale “anche i lavoratori stranieri fuggono via dall’Italia, corrono in Germania e perfino in Romania”, con l’Italia che rischia di “rischia di essere tagliata fuori dai flussi migratori”. Garavaglia ha evitato di rispondere, invitando a mostrare quanto detto durante l’evento. Per il ministro leghista se abbiamo una disoccupazione vicina al 10% e nel settore turistico mancano “tra i 250 mila e 350 mila” posti rimasti vacanti, “nell’immediato l’unica soluzione è un decreto flussi per avere personale disponibile”. Ovvero, aumentare la quota d’ingresso in Italia di lavoratori stranieri. “Un problema che non ha solo l’Italia ma è un problema generalizzato”. Evidentemente al ministro sarà sfuggito quanto avvenuto per esempio in Spagna. “Non funziona l’incontro tra domanda e offerta di lavoro – afferma Garavaglia – e perché non funziona? Ci sono aspetti contrattuali, dei problemi strutturali e aspetti legati a normative esistenti di sussidi di vario titolo”. Anche qui il vero e proprio boom dei contratti stagionali fatti registrare sia nel 2021, sia negli anni precedenti l’introduzione del Reddito di cittadinanza non viene preso in considerazione dal ministro.
Tra tutte le cause della mancanza di lavoratori, Garavaglia non ha citato i salari italiani. Anzi ha escluso proprio i salari tra i problemi. “A volte per migliorare l’incontro domanda e offerta, basterebbero anche soluzioni tecniche di regole, non necessariamente di cifre che vengono offerte”. “Bisogna fare un ragionamento più di prospettiva per quanto riguarda la formazione” e nel frattempo “vale tutto, anche – ecco la proposta del Ministro – la reintroduzione dei voucher in agricoltura e turismo”. Uno strumento, quello del voucher, che negli ultimi anni è stato fortemente limitato a causa degli abusi e delle irregolarità. “È chiaro che il voucher non è un contratto a tempo indeterminato, ma il sottoscritto si è pagato l’università facendo il muratore e il cameriere. Se ci fosse stato il voucher sarei stato contentissimo, piuttosto che fare il cameriere in nero”
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