di Pietro Francesco Maria De Sarlo

Si fa presto a dire Europa, invocando l’esercito unico, la revisione dei trattati e l’abolizione della unanimità. Però questi sono i titoli e senza la visione della direzione in cui si vuole andare e senza la garanzia di una democrazia effettiva si tratta solo di un inutile bla bla, che rischia di aumentare i sospetti tra i popoli europei.

Per capire i problemi che si tenta di mettere sotto il tappeto occorre fare un salto indietro nel tempo e passare dalla crisi ucraina a quella greca. Lo so che a molti viene l’orchite con connessi scompensi del sistema nervoso solo a sentirla nominare, ma quella vicenda, su cui il sentimento europeista di molti ha vacillato, deve pur insegnarci qualcosa. Si è trattato del più feroce piano di ‘sanzioni’, ad uno stato membro, più che un piano di aiuti con aspetti umilianti come l’allungamento della scadenze del latte fresco per favorire in Grecia l’import di latte dall’Olanda.
Come è potuto accadere?

1) L’unica istituzione europea elettiva, il Parlamento, è stata spettatrice dello scempio. Tutto è stato deciso dall’Eurogruppo.

2) L’Eurogruppo è un organo informale, i partecipanti sono: i ministri delle finanze della zona euro, il presidente dell’Eurogruppo, il vicepresidente della Commissione per gli affari economici, il presidente della Bce. Invitati anche il capo del Mes e del Fmi. Ogni paese ha diritto a un voto: il Lussemburgo come l’Italia.

3) Lo svolgimento delle riunioni dell’epoca è testimoniata dalle registrazioni fatte dall’allora ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis. Una aggressione con i toni intimidatori di una gang, con a capo l’allora ministro delle finanze della Germania Schäuble, con il supporto del presidente della Commissione Europea Junker, del presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem, del presidente del Consiglio Europeo Tusk e il coro dei paesi del Nord e dell’Est Europa. Padoan, Moscovici assistevano in imbarazzato silenzio.

4) Sotto il profilo tecnico le ‘sanzioni’ furono preparate dall’allora presidente della Bce, Mario Draghi, dalla presidente del Fmi, Lagarde, e dal direttore generale del Mes Regling. Singolare come a chiedere scusa per quella vicenda sia stato solo Junker. Altrettanto singolare che gli unici sopravvissuti di quella stagione infelice siano stati i burocrati, e non i politici, invece di essere puniti per gli errori fatti. Regling è rimasto al suo posto, Lagarde presiede la Bce e Draghi fa il presidente del consiglio in Italia.

5) La Troika in Grecia fu sostenuta dalla stampa locale in mano agli oligarchi, che in cambio ebbero trattamenti di enorme favore, specie sul piano fiscale, dalla Troika stessa. Certamente l’Europa è da riformare, ma poiché invece della moneta unica ora si parla di esercito unico e di eliminazione del diritto di veto, dobbiamo essere certi che episodi come quello della Grecia non possano più ripetersi perché la prossima volta al posto di ‘sanzioni’ arriverà l’esercito.

Quindi se riforme vanno fatte occorre come prima cosa porre fine a ‘organismi informali’ privi di controllo democratico, dove gli stati più potenti decidono su tutti e per tutti, e a paesi senza l’euro e ai paradisi fiscali. Occorre vietare patti tra stati, come quello dell’Eliseo o del Quirinale che mirano ad avere stati più uguali di altri. Tutte le istituzioni, compresa la Bce e il Mes, vanno immediatamente poste senza eccezioni sotto la giurisdizione del Parlamento. Vanno messi limiti alle ‘carriere’ dei burocrati e distinti i ruoli tra burocrati e politici. Va varata una legge europea per la libertà di stampa, vietando la proprietà dei media a gruppi finanziari.

Occorre poi riflettere se la sopravvivenza degli stati nazionali sia compatibile con l’identità europea, che stenta ad affermarsi proprio per le continue negoziazioni tra stati dove vige la legge del più forte, e se non sia meglio una Europa delle macro regioni. E tutto questo solo per iniziare ad avere una Europa basata su uguaglianza e democrazia.

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