L'”ora del dilemma”, come lo definisce la senatrice Emma Bonino, sul fine vita è arrivata. Di fronte ai tempi stretti prima della fine della legislatura, all’ostracismo del centrodestra e alle possibili trappole in Aula, è meglio un compromesso, spingendo quindi per approvare subito una legge – quella attesa in Senato dopo il via libera alla Camera – che finirebbe però per discriminare tanti malati? O, di fronte alle forti limitazioni del testo, sarebbe preferibile attendere ancora tempi e maggioranze diverse, quindi non legiferare? Secondo l’associazione Coscioni, già promotrice del referendum sull’eutanasia legale, poi bocciato dalla Corte costituzionale, in Parlamento il tempo in realtà per correggere il testo ci sarebbe ancora.

“Serve però la volontà politica. Perché il legislatore vuole continuare in materia di diritti a fare leggi a metà, discriminatorie?”, attacca la segretaria Filomena Gallo di fronte a tanti malati e cittadini che attendono ora una soluzione dal Parlamento. Lo stesso che per anni è rimasto immobile, al di là dei richiami della Consulta e delle proposte di iniziativa popolare depositate e mai discusse, silente come i maggiori partiti (centrosinistra compreso) al momento della raccolta firme sul quesito dell’associazione Luca Coscioni.

Così, di fronte a un testo fortemente restrittivo rispetto agli stessi parametri già indicati dalla Consulta nella nota sentenza del 2019 Cappato-Fabiano Antoniani, in attesa che il ddl sia calendarizzato a Palazzo Madama, è la stessa associazione Coscioni a rivendicare la necessità di miglioramenti.

Un appello rilanciato nel corso di una conferenza a Palazzo Giustiniani attraverso le voci di cittadini e di chi rischia di essere discriminato dalle norme. Come quella di Mario, 43 anni tetraplegico, e di Laura Santi, 47 anni, affetta da sclerosi multipla grave. Nella sua lettera all’Associazione, “Mario” (nome di fantasia), primo italiano ad ottenere il via libera per l’aiuto al suicidio medicalmente assistito, secondo quanto stabilito dalla Consulta con la sentenza sul caso Cappato\Dj Fabo, scrive: “Se si vuole fare una legge penso vada fatta in modo migliore, non peggiorando e complicando le cose. La legge ora chiede la necessità di verificare anche sofferenze psicologiche, oltre a quelle fisiche. Questo potrebbe escludere tanti malati che sono nelle mie stesse condizioni dalla possibilità di una morte assistita”.

“Io non voglio che la mia malattia diventi un fine pena mai. Il testo presuppone la dipendenza da trattamenti di sostegno vitale per poter avere l’aiuto a morire. Quindi io non potrei mai avere questo diritto perché per definizione, anche quando mi aggraverò, non sarò mai attaccata ad una macchina”, spiega invece Santi, in un video messaggio proiettato nel corso della conferenza.

“Se il testo all’esame del Senato fosse approvato senza modifiche, la palese discriminazione tra malati porterà a nuove azioni nei tribunali”, spiega Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, che già parlando al Fattoquotidiano.it aveva avvertito sui limiti del disegno di legge, dalla mancata definizione di tempi certi, all’esclusione per i malati oncologici e per chi non è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale.

Tradotto, servono modifiche per rendere il testo migliorativo rispetto a quanto già stabilito dalle sentenze. I rischi, però, che tutto salti ci sono, avverte la senatrice Bonino: “Se dovessimo cambiare anche una sola virgola, la legge dovrebbe tornare alla Camera. E io sono terrorizzata dal fatto che possa finire dimenticata, fare la fine del disegno di legge Zan contro l’omotransfobia”. Secondo Bonino, quindi, bisogna “portare a casa quello che è possibile. Poi, se la legge passa, è chiaro che abbiamo uno strumento di discriminazione evidente che potremmo far valere in tribunale”.

Una linea condivisa, al di là delle obiezioni sul testo di legge in discussione, pure dallo stesso Cappato: “Noi speriamo che le modifiche vengano fatte. Ma credo che una legge sarebbe comunque utile. Consentirebbe, anche dal punto di vista dei ricorsi giudiziari e delle procedure, una maggiore possibilità per i malati”. Gallo invece insiste: “Se si vuole i tempi ci sono, ma ci vuole la volontà politica di farlo. Altrimenti continueremo nelle aule dei tribunali, consapevoli però che ci sarebbe un fallimento della politica quando si parla di libertà fondamentali e diritti”.

Tutto mentre, ha precisato la stessa Coscioni, tra febbraio e aprile 2022, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, l’associazione ha ricevuto circa trecento chiamate in più da parte di persone che hanno chiesto tra le altre cose assistenza per poter accedere al suicidio assistito all’estero. Lo scorso anno, nello stesso arco di tempo, le richieste arrivate erano state circa 900, rispetto alle attuali 1172.

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