È stato trovato morto venerdì il fotoreporter ucraino Maxim Levin, scomparso il 13 marzo scorso dalla prima linea vicino a Kiev, nel distretto di Vyshhorod, dove stava riprendendo i combattimenti. Il suo corpo è stato trovato dalla polizia “dopo approfondite ricerche intorno al villaggio di Huta Mezhyhirska nella regione di Kiev”, scrive l’agenzia di stampa statale Ukrinform citando la testata ucraina per cui il giornalista stava lavorando, la LB.ua. Accompagnato da Oleksiy Chernyshov, militare ed ex fotografo, Levin era arrivato a Huta Mezhyhirska il 13 marzo per documentare le conseguenze dell’aggressione russa. I due avevano lasciato l’auto su cui viaggiavano e si erano diretti verso il villaggio di Moshchun, dopodiché le comunicazioni si erano interrotte. Di Chernyshov, al momento, non si hanno ancora notizie.

Levin, 40 anni, ha lavorato per diverse testate internazionali tra cui Associated Press e Reuters. Era nato il 7 luglio 1981 proprio nella regione di Kiev e la gran parte dei suoi progetti erano dedicati alla guerra in Ucraina. “Ogni fotografo ucraino vuole scattare la foto che fermerà la guerra“, usava dire. Si era anche dedicato a diversi progetti a scopo umanitario, legati a organizzazioni internazionali come Oms, Unicef e Osce. Lascia quattro figli piccoli, la compagna e anziani genitori.

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