La siccità del fiume Po sta facendo riemergere diversi relitti della seconda guerra mondiale: dopo un cingolato delle truppe tedesche a Sermide (Mantova) che sarà esposto in un museo, è emersa un’antica chiatta – ovvero un’imbarcazione piatta che si utilizza sui canali per il trasporto di merci o persone – a Gualtieri (Reggio Emilia). Nei giorni scorsi il deficit di pioggia sull’intero distretto del Po ha superato i 100 millimetri, pari al 92%: è il livello più basso raggiunto nel periodo dal 1972. Tutte le stazioni di registrazione sono al di sotto della soglia di emergenza. La siccità è al momento più accentuata nella parte occidentale, ma si sta espandendo verso il Delta.

L’ultimo ritrovamento della chiatta è avvenuto nei pressi dell’Isola degli Internati, un luogo che nel 1945 era stato dato in gestione ad una cooperativa agricola composta da ex prigionieri del conflitto, affinché potessero sfruttare il legname in loco e per favorire il reinserimento sociale degli ex detenuti. Le foto diffuse del ritrovamento dell’imbarcazione affondata sono state scattate da Alessio Bonin, fotoamatore reggiano, ottenute tramite un drone.

In base alle ricostruzioni storiche, nel tratto del Po dove è avvenuto il ritrovamento ci sarebbero due chiatte naufragate: la “Zibello” e la “Ostiglia”, lunghe ciascuna una cinquantina di metri e con una portata di oltre 5.000 quintali. Entrambe sarebbero state costruire nel cantiere della Giudecca a Venezia, con il metallo donato dall’Austria come debito di guerra.

All’Ansa il sindaco di Gualtieri, Renzo Bergamini, ha dichiarato che il ritrovamento della chiatta “non è una novità”. E ha aggiunto: “Dagli anni 2000, almeno sei mesi all’anno riusciamo a vedere queste bettoline affondate. Tanto che ci sono da allora iniziative per portare qui turisti e cittadini ai quali spieghiamo la storia. Certo, con questo livello di siccità, in questo periodo riusciamo a vedere qualcosa di più del solito, arrivando anche a tre quarti rispetto alla metà”. Le chiatte servivano per trasportare “cereali e idrocarburi all’epoca” ha precisato Bergamini. “Recuperarle? No, sono imbarcazioni importanti e sarebbe davvero arduo se non quasi impossibile. Inoltre sfasciarle per ricomporle sarebbe un peccato. Stanno bene qui, l’area è comunque valorizzata dal punto di vista storico”.

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