Non solo i timori per i turni di lavoro del personale, ma anche la stagione degli incendi boschivi che inizia a interessare le zone vicine a Chernobyl, contaminate a causa dell’incidente del 1986. Attualmente vicino all’ex centrale, ora controllata dall’esercito russo, sono attivi sette roghi – secondo le rilevazioni satellitari dell’Agenzia spaziale europea – e bruciano nella zona di esclusione, ad alta contaminazione. Resi più frequenti in questa stagione dal clima secco, gli incendi possono contribuire al rilascio di materiale radioattivo intrappolato, tramite le radici degli alberi, negli strati superiori del suolo che circonda il sito nucleare. Così il fumo è in grado di trasportarlo nell’aria. Al momento i livelli di radioattività sono ancora nella norma, ma potrebbero alzarsi in breve tempo. Le forze di Mosca però non concedono l’ingresso né ai vigili del fuoco ucraini né ai tecnici dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, che su questo tema aveva lanciato un allarme nelle scorse settimane.

Il fuoco brucia ormai da diversi giorni su 10mila ettari dell’area attorno a Chernobyl. Le ultime immagini satellitari della Nasa hanno individuato, tramite il fumo, tre roghi recenti. Il più ridotto si sta diffondendo lungo la fascia meridionale della zona di esclusione. Un altro è isolato su una lingua di terra tra le acque del fiume Pripyat, mentre l’ultimo è divampato, da quasi due settimane, a 32 chilometri a ovest dell’ex centrale. Probabilmente è alimentato da “materia organica morta”, derivata dagli incendi precedenti – ha detto Timothy Mousseau, professore di scienze biologiche all’Università della Carolina del Sud, al Washington Post – ma negli ultimi giorni si sta riducendo.

Attualmente però sono a rischio le linee di trasmissione dell’elettricità e i vigili del fuoco locali non sono ancora potuti intervenire nell’area, sotto il controllo russo. Questa però non è la maggiore preoccupazione: infatti gli equipaggi – secondo Energoatom, la compagnia nucleare statale ucraina – non riescono a monitorare i livelli di radioattività da lunedì 22 marzo. Inoltre, se le fiamme dovessero arrivare in un raggio di 10 chilometri dalle scorie nucleari potrebbero rappresentare “un pericolo particolare”. Dall’incidente del 1986 il terreno intorno all’ex centrale infatti è stato contaminato da numerose radiazioni. Oggi la zona più inquinata occupa più di 2.600 chilometri quadrati. Lì le radici degli alberi hanno assorbito cesio radioattivo – ha spiegato Edwin Lyman, direttore della sicurezza dell’energia nucleare presso l’Union of Concerned Scientists.

A causa delle fiamme, questo potrebbe “liberarsi in un pennacchio di fumo dagli incendi”. Alla stessa conclusione era giunta una ricerca sugli incendi stagionali dal Center for Security Studies nel 2021, definendo il rischio di rilascio di materiali radioattivi un problema a lungo termine e meritevole di attenzione urgente: “Data l’emivita – cioè il periodo di decadenza radioattiva – di alcuni radioisotopi” le conseguenze degli incendi rischiano di influire “sulla vita di tutte le generazioni viventi”. Il clima secco e la vegetazione inaridita – tipico della primavera e dell’estate negli ultimi dieci anni – poi favoriscono naturalmente il divampare delle fiamme e nutrono i roghi causati dai combattimenti nell’area. “Gli incendi sono sempre più frequenti a causa del clima più secco”, ha affermato Kate Brown, professoressa di storia della scienza al Massachusetts Institute of Technology.

La situazione attuale e i rischi possibili però non sono del tutto chiari. Molti parlamentari si sono detti allarmati, ma il ministro ucraino delle Risorse naturali, Ruslan Strelets, i valori di radioattività nell’area di Chernobyl al momento sono ancora al di sotto della norma. “I livelli vicino a Chernobyl e oltre i confini ucraini potrebbero peggiorare in modo significativo”, ha spiegato però un responsabile di Energoatom a Reuters. Il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Mariano Grossi, ha cercato invano di trattare con i russi, per mettere in sicurezza il sito. L’esercito di Mosca però non ha consentito l’accesso ai tecnici. Al personale della centrale è stato solo finalmente consentito un periodo di riposo, tramite rotazione. Tra i siti occupati dai russi, Chernobyl al momento è l’osservata speciale insieme alla centrale di Zaporizhzhia, nel sud-est dell’Ucraina, la più grande d’Europa in attività e già al centro di uno scontro a fuoco nei primi giorni del conflitto.

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