Si è chiuso senza nessun accordo l’incontro al ministero del Lavoro tra i vertici dell’ex Ilva e i sindacati in merito alla cassa integrazione straordinaria di un anno per circa 3mila dipendenti dello stabilimento tarantino. Acciaierie e Italia e sindacati, dopo un confronto durato quasi 9 ore non hanno raggiunto nessuna intesa. L’azienda avrebbe ridotto il numero di lavoratori da mettere in cassa, sceso fino a 2750 contro gli iniziali 3000, ma per i sindacati resta uno strumento le cui modalità sono inadeguate. Infatti, spiegano fonti presenti al tavolo, l’azienda ha legato il reintegro dei dipendenti cassaintegrati a una produzione pari a 8mila tonnellate all’annuo, rispetto alle 6 mila di cui si discuteva nei giorni scorsi, prefigurando in questo modo un ulteriore ricorso futuro alla cigs.

“Fino all’ultimo minuto a disposizione abbiamo cercato di far ragionare l’azienda per farle assumere scelte di responsabilità verso i lavoratori. L’azienda ha perso un’occasione importante per cambiare il futuro dell’ex Ilva e dare una speranza a tutti lavoratori. Invece, ancora una volta, sono gli stessi lavoratori a pagare il costo più alto di una situazione che va avanti ormai da troppo tempo e che è figlia di un fallimento aziendale e politico”. Così Rocco Palombella, segretario generale della Uilm. Di occasione persa parla anche la Fim Cisl. “Una grande occasione persa per rilanciare le relazioni industriali e per far si che l’azienda non debba utilizzare in maniera unilaterale gli ammortizzatori sociali. Come sindacati abbiamo fatto il possibile per colmare la distanza con Acciaierie d’Italia ma l’azienda vuole rimettere in discussione i numeri sanciti con l’accordo sindacale del 2018: vuole produrre fino a 8 mln di tonnellate di acciaio senza aumentare gli organici. Su questi temi nessuna intesa eè stata possibile e quindi nessuna possibilità di gestire l’accordo”, afferma il segretario nazionale Fim Valerio d’Alò. “L’azienda si è arroccata sulle proprie posizioni”, commenta il segretario nazionale di Ugl metalmeccanici Antonio Spera.

Ora la palla passa al ministro del lavoro, Andrea Orlando che deve esprimersi sulla richiesta di Cigs ma che potrebbe anche decidere di riportare al tavolo i sindacati per evitare una frattura tra le parti di un gruppo che vede una forte presenza dello Stato nella compagine azionaria. Intanto dalla Uilm, che oggi aveva gia proclamato 4 ore di sciopero a Taranto, è arrivato un nuovo avvertimento: “metteremo in campo ogni iniziativa per difendere i lavoratori e per garantire il risanamento ambientale e il futuro industriale”.

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