Entro il 31 marzo il Tribunale di Milano pretende da Vincenzo Onorato e la sua Cin spa un accordo con i commissari dell’ex Tirrenia in Amministrazione Straordinaria a cui deve 180 milioni di euro, pena il fallimento dell’azienda e, di riflesso, del gruppo Moby. L’accordo ancora non c’è, nonostante l’accettazione da parte dei commissari della sua riduzione a 144 milioni, da rimborsare in quattro anni con ultima rata da 101 milioni. I commissari vogliono infatti una fidejussione a garanzia di questo rimborso, perché non si sentono tutelati dall’ipoteca su quattro navi offerta dal gruppo Onorato, dato che la stima del valore delle navi del gruppo è discutibile, mentre la fidejussione è una certezza. E dopo aver tentato infruttuosamente la strada della pressione politica sul ministero dello Sviluppo economico, che nomina i commissari, ad una settimana dalla scadenza fissata dal Tribunale di Milano, Onorato si è giocato la carta spiazzante di Gianluigi Aponte.

Con un comunicato diffuso il 24 marzo sera, infatti, “la famiglia Aponte e la famiglia Onorato” hanno comunicato di “aver raggiunto un’intesa finalizzata ad un aumento di capitale in Moby S.p.a. da parte del gruppo Msc” di proprietà di Aponte. Msc, seconda compagnia armatoriale al mondo nel traffico merci, già proprietaria al 50% della compagnia di traghetti Gnv, “entrerà in Moby con una partecipazione di minoranza”. Il suo aumento di capitale – scrivono Aponte e Onorato nella nota – ha l’obiettivo di “saldare Tirrenia in A.S. per consentire l’immediato risanamento del gruppo Moby, nell’interesse dei suoi 6.000 lavoratori”. Al momento nessuna delle parti in causa ha dichiarato dettagli sull’operazione. Anche se indiscrezioni non smentite da Moby spa parlano di un ingresso di Msc al 25% del capitale sociale dell’azienda che nell’ultimo bilancio approvato – anno 2019 – era pari a 36 milioni di euro. L’operazione potrebbe quindi aggirarsi sui 10 milioni. Pochi per saldare Tirrenia in A.S. ma forse sufficienti per garantire a Moby spa quella credibilità che ad oggi non gli consentiva di ottenere la fidejussione richiesta dai commissari di Tirrenia in A.S..

Sull’annuncio, come sul rispetto dei tempi per sfuggire all’ultimatum del Tribunale di Milano, pendono alcuni dubbi. Al punto da ipotizzare che la dichiarazione congiunta delle famiglie Onorato e Aponte abbia, al momento, l’unico obiettivo di convincere i giudici milanesi a rimangiarsi l’ultimatum e assicurare ancora una volta più tempo al difficile processo di risanamento di Cin spa e Moby spa. L’operazione Aponte – Onorato sarà infatti inevitabilmente vagliata dall’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato (Agcm) che già nel 2010 si oppose all’unione dei due, all’epoca con Grimaldi, per rilevare la privatizzanda Tirrenia, per l’evidente posizione di quasi monopolio che si sarebbe generata. Allora ne conseguì l’acquisto di Tirrenia da parte del solo Onorato con altri partner minori e un fondo di private equity, poi allontanati negli anni con lo spettro di una fusione tra Moby e Cin mai approvata dall’Autorità e messa nel congelatore per il concordato preventivo. Difficile ipotizzare che la stessa Agcm oggi dia in breve tempo il disco verde ad un’operazione capace di portare l’attuale player dominante del mercato traghetti e ro-ro – il gruppo Onorato – ad avere come socio uno suoi concorrenti in Grandi Navi Veloci (Gnv).

La prima reazione di fatto al comunicato stampa Onorato-Aponte è arrivata comunque dalla borsa del Lussemburgo, dov’è quotato il bond Moby spa da 300 milioni con scadenza 2023 i cui detentori fecero partire la tempesta del gruppo Onorato con l’istanza di fallimento nel settembre 2019. Dopo aver toccato nel giugno 2020 il picco minimo scendendo al 15% del suo valore nominale, equivalente a titolo spazzatura, ieri il bond ha chiuso al 65% con la soddisfazione dei fondi speculativi dell’Ad Hoc Group, detentori della maggioranza dei titoli. Dopo un accordo di massima con Onorato infatti, mai convertito in un atto formale come scritto dal Tribunale di Milano, Ad Hoc Group aveva scommesso sul rialzo dell’obbligazione come poi avvenuto.

In attesa del verdetto del Tribunale di Milano di certo il rapporto Aponte – Onorato ha consolidato la sua sede nel porto di Livorno. Qui entrambi condividono la proprietà della privatizzata Porto Livorno 2000, che gestisce i servizi interni allo scalo per i traghetti e ha un piano di investimenti da 91 milioni di euro, bloccato da tre anni per i problemi del gruppo Onorato. E l’unico modo per sbloccare questi investimenti resta l’approvazione del piano di concordato per Cin e Moby e il ritorno della sua credibilità verso le banche. Il gruppo Msc è attualmente impegnato in un’offerta per l’ingresso nel capitale della compagnia aerea Ita, operazione in cui avrebbe un ruolo, inizialmente solo industriale, anche la tedesca Lufthansa.

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