Per una porta che si socchiude ad Ovest, altre se ne aprono a Sud. Nel breve termine la Russia non potrà rimpiazzare il super cliente Europa (che al momento continua comunque ad acquistare gas da Mosca tanto quanto prima) a cui vende 100 miliardi di metri cubi l’anno. I 15 miliardi di metri cubi in forma di gas liquido, più costoso, che arriveranno dagli Stati Uniti coprono poco poco più di un decimo di questo flusso. I paesi europei cercano di spremere di più da altri grandi fornitori come Norvegia e Algeria ma la capacità di risposta immediata è modesta. L’Ue prova a correre in un tragitto dove si può solo camminare e intanto il Cremlino tesse la sua tela, gli idrocarburi russi, abbondanti e a basso costo, fanno gola.

L’India ha annunciato essere intenzionata a continuare ad importare carbone dalla Russia, anzi, se possibile aumentarne gli acquisti. “Ci stiamo muovendo nella direzione dell’importazione di carbone dalla Russia”, ha detto il ministro dell’acciaio Ramchandra Prasad Singh. L’intenzione è quella raddoppiare le importazioni di carbone russo, un ingrediente chiave nella produzione di acciaio, ha affermato il ministro. L’India è uno dei 35 paesi che si sono astenuti nella votazione Onu sulla risoluzione contro l’invasione in Ucraina e non sembra molto sensibile alle pressioni occidentali. Il commercio potrebbe anche essere potenziato da un accordo di scambio di rublo-rupia. La Russia potrebbe iniziare a offrire prezzi più competitivi agli acquirenti cinesi e indiani dopo il calo dei flussi verso l’Europa.

Pochi giorni fa Mosca ha sollecitato l’India a valutare investimenti nelle sue società energetiche dopo la fuga di soci occidentali. “Le esportazioni russe di petrolio e prodotti petroliferi verso l’India si sono avvicinate al miliardo di dollari e ci sono chiare opportunità per aumentare questa cifra“, ha affermato venerdì scorso il vice primo ministro russo Alexander Novak. “Siamo interessati ad attirare ulteriori investimenti indiani nel settore petrolifero e del gas russo e ad espandere le reti di vendita delle società russe in India”, ha detto Novak al ministro indiano del petrolio e del gas Hardeep Singh Puri. Pochi giorni fa le compagnie statali Indian Oil e Hindustan Petroleum hanno acquistato altri carichi di petrolio russo di qualità “Sokol” con consegna a maggio. Da fine febbraio l’India ha acquistato almeno 13 milioni di barili di petrolio russo “Urals”. In aumento sono anche le forniture russe che si dirigono in Pakistan, paese che sta per concludere un accordo con Mosca per la costruzione del gasdotto da 2 miliardi di dollari “Pakistan Stream” che porterà il gas dal porto di Karachi (dove arriverebbero le navi con il gas russo) al nord del paese. “Abbiamo bisogno di un gasdotto per trasportare il Gnl da sud a nord. Diventerà quasi essenziale per noi nei prossimi due o tre anni”, ha detto il ministro delle Finanze pakistano Shaukat Tarin al Financial Times.

Intanto, secondo quanto scrive l’agenzia Bloomberg, le raffinerie cinesi, soprattutto quelle indipendenti, stanno acquistando sempre più petrolio russo, il greggio chiamato “Urals” che in questa fase si trova sul mercato a prezzi molto vantaggiosi. Compravendite che si svolgono con una certa discrezione ma che avvengono. Ad inizio febbraio Mosca e Pechino hanno siglato un contratto di 30 anni per la fornitura di gas tramite un nuovo gasdotto. Gazprom fornirà 10 miliardi di metri cubi di gas aggiuntivi all’anno. I primi flussi attraverso il gasdotto, che collegherà la regione dell’Estremo Oriente russo con la Cina nord-orientale, dovrebbero iniziare tra due o tre anni, ha affermato la fonte nei commenti che sono stati successivamente seguiti dall’annuncio dell’accordo da parte di Gazprom. La Russia invia già gas alla Cina tramite il gasdotto Power of Siberia, entrato in funzione nel 2019 a cui si sommano le spedizioni di gas naturale via nave. Nel 2021 ha esportato complessivamente verso la Cina 16,5 miliardi di metri cubi che con l’entrata in funzione della nuova condotta dovrebbero più o meno raddoppiare.

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