La missione negli Stati Uniti della commissione Esteri del Senato è stata annullata. Anzi: è stata rinviata a data da destinarsi. La commissione guidata da Vito Petrocelli era attesa a Washington dal 28 marzo al 4 aprile. Un impegno annullato per consentire la piena operatività della commissione a Palazzo Madama, vista la delicata situazione internazionale, fanno sapere dal Senato. La missione, organizzata nelle settimane scorse per fare il punto sulla situazione degli italiani all’estero, avrebbe previsto un confronto con l’equivalente commissione del Senato americano a Washington e vari incontri con le comunità italiane in altre città. Nella delegazione oltre a Petrocelli, ci sono i senatori Alessandro Alfieri del Pd e Manuel Vescovi della Lega.

Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina Petrocelli è finito nella bufera. Dopo aver votato contro la risoluzione sull’invio di armi all’Ucraina, l’esponente dei 5 stelle ha scelto di non partecipare alla seduta del Parlamento in cui è intervenuto il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky. “Fuori da questo governo interventista, che vuole fare dell’Italia un paese co-belligerante”, ha scritto su Twitter subito dopo il forfait. Parole che non sono piaciute ai vertici del suo partito: “La posizione di Petrocelli è personale, si vedrà quando ci sarà il voto (sul decreto Ucraina, ndr), lui prenderà le sue decisioni. È chiaro che se voterà in maniera diversa rispetto al gruppo su una questione di fiducia sarà un problema. In quel caso sono previste sanzioni”, ha detto all’Ansa la capogruppo al Senato Mariolina Castellone. Il leader dei 5 stelle Giuseppe Conte, invece, ha replicato così: “Se Petrocelli dichiara oggi, a dispetto del ruolo che fino ad ora ha avuto, che non appoggerà più questo governo evidentemente si pone fori dal M5s per scelta personale”.

Anche il senatore della Lega Vescovi, in passato, era stato coinvolto in questioni attinenti le relazioni con Russia e Ucraina. Nel 2016, quand’era capogruppo del Carroccio al consiglio regionale in Toscana, Vescovi faceva parte di una delegazione di politici leghisti che era andata in Crimea, annessa appena due anni prima da Mosca. L’obiettivo dei leghisti era quello di gettare un ponte diplomatico e d’affari con una realtà economica che il boicottaggio anti-russo da parte dell’Europa – deciso proprio a causa dell’annessione – aveva appena estromesso dal commercio con il Nord Italia. Erano stati invitati dall’agenzia pubblica russa All Russian Public Organization – Business Russia che si era anche fatta carico carico delle spese. Una missione che era stata caldamente sconsigliata da Palazzo Chigi.

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