Più il conflitto in Ucraina va avanti, più anche la posizione della Cina si complica. Da una parte la necessità di rimanere aggrappata al blocco Nato-Ue, con il quale intrattiene i principali interscambi commerciali e nel quale ha avviato ormai da anni una strategia di penetrazione economica, dall’altra l’impossibilità di scaricare Vladimir Putin in nome di quella “amicizia senza limiti” sbandierata al mondo nel giorno dell’inaugurazione dei Giochi Olimpici di Pechino, soprattutto in vista del Congresso del Partito Comunista di ottobre. Così, la videochiamata di oggi tra il presidente cinese, Xi Jinping, e quello americano, Joe Biden, potrebbe rappresentare il primo vero passo della Repubblica Popolare in favore della pacificazione. Il leader cinese lo ha detto senza giri di parole: non solo “dobbiamo guidare lo sviluppo delle relazioni Cina-Usa sulla strada giusta, ma dobbiamo anche assumerci le nostre dovute responsabilità internazionali per compiere gli sforzi per la pace e la tranquillità nel mondo”. Tradotto: le due principali potenze del globo ora devono collaborare per mettere fine alle ostilità. Un obiettivo tutt’altro che semplice.

Nonostante la telefonata di oggi, infatti, la Casa Bianca fa sapere di essere ancora preoccupata che la Cina possa fornire assistenza militare alla Russia e intende monitorare quello che succede. La portavoce Jen Psaki ha aggiunto che la mossa di Pechino per allinearsi a Mosca sarà parte della discussione che Joe Biden avrà con gli alleati nel suo viaggio in Europa la prossima settimana. Sempre la presidenza fa sapere che durante la telefonata con Xi l”inquilino della Casa Bianca ha minacciato “implicazioni e conseguenze” per Pechino se aiuterà la Russia nella sua guerra contro l’Ucraina. Biden, inoltre, ha espresso a Xi “le preoccupazioni degli Stati Uniti che le false informazioni diffuse da Mosca sulla presenza di armi chimiche in Ucraina possano essere sfruttate come pretesto per un’operazione. E ha anche espresso la preoccupazione per la eco che queste fake news possano avere”.

Resta da capire quanto Washington sia disposta, al momento, a spingere con decisione in direzione dei colloqui, visto che da una guerra prolungata potrebbe ottenere alcuni vantaggi: sia economici, con un distacco più netto dell’Europa dalla Russia, che geopolitici, tenendo appunto in scacco la Cina che, al momento, si trova in una posizione tutt’altro che semplice. Da Pechino, invece, sembrano non avere dubbi sulla necessità di uno stop all’invasione ordinata da Putin. E Xi lo ha detto chiaramente al suo omologo nel corso dell’ultimo incontro video: tutti noi dobbiamo “sostenere congiuntamente il dialogo e il negoziato tra Russia e Ucraina e trattare i risultati e la pace. Gli Stati Uniti e la Nato dovrebbero anche condurre un dialogo con la Russia per risolvere il nodo cruciale della crisi ucraina e risolvere i problemi della sicurezza sia della Russia che dell’Ucraina”.

Dall’altra parte, Biden ha chiesto al leader comunista di far valere la propria influenza su Putin per arginare le mire espansionistiche del Cremlino che, senza l’appoggio cinese, rimarrebbe di fatto isolato dalle grandi potenze mondiali: fate sì che Mosca “metta fine a questa orribile guerra”, la Cina scelga “il lato giusto della Storia”. Una linea che sembra condivisa dal leader della Repubblica Popolare, secondo cui “un conflitto non è nell’interesse di nessuno”: “È qualcosa che non vogliamo vedere, gli eventi mostrano ancora una volta che le relazioni tra Stati non possono arrivare alla fase dello scontro, perché il conflitto e il confronto non sono nell’interesse di nessuno”.

Xi Jinping cerca di ammorbidire anche le tensioni con Washington, arrivate a livello critico con l’amministrazione Trump e mai sedate da Biden: l’attuale situazione nelle relazioni Cina-Usa “è direttamente dovuta al fatto che alcune persone negli Stati Uniti non ha attuato l’importante consenso raggiunto da noi due”, ha affermato riconoscendo quindi alla nuova amministrazione un impegno maggiore rispetto alla precedente nel riallacciare rapporti con Pechino. “Gli Stati Uniti hanno interpretato male e giudicato male le intenzioni strategiche della Cina”, ha aggiunto sottolineando che i due Paesi “hanno differenze nel passato e nel presente e ce ne saranno anche in futuro. La chiave è gestirle perché una relazione sino-americana stabile è vantaggiosa per entrambe le parti”. Ma ha rimarcato la totale indisponibilità al dialogo sulla questione di Taiwan, considerata parte inalienabile del territorio cinese, ipotizzando “un impatto sovversivo” sulle relazioni bilaterali in caso di ingerenza statunitense: “Alcune persone negli Stati Uniti inviano segnali sbagliati alle forze dell’indipendenza di Taiwan, il che è molto pericoloso. Se la questione di Taiwan non sarà gestita adeguatamente avrà un impatto sovversivo sulle relazioni tra i due Paesi e spero che gli Stati Uniti presteranno sufficiente attenzione”. Il presidente americano ha replicato spiegando che “la politica Usa su Taiwan non è cambiata e ha sottolineato che gli Stati Uniti continueranno ad opporsi ad qualsiasi cambiamento dello status quo”.

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