No alle “notizie false” sul possibile aiuto militare alla Russia e no alle eventuali conseguenze. La Cina – da qualche giorno entrata sul campo diplomatico della guerra Russia-Ucraina – non vuole “essere colpita” dalle sanzioni inflitte da Usa e Ue per l’invasione. Il ministro degli Esteri Wang Yi ha chiarito che Pechino non vuole essere il bersaglio delle sanzioni economiche occidentali. “La Cina non è parte della crisi, tanto meno vuole essere colpita dalle sanzioni”, ha affermato Wang, nel resoconto della telefonata avuta con il suo omologo spagnolo Jose Manuel Albares il cui resoconto è stato diffuso oggi. E l’avvertimento Usa di possibili conseguenze – unito ai timori per la ripresa dell’epidemia di Covid – oggi ha mostrato il suo effetto sulle Borse asiatiche.

Pechino poi ribadisce anche che il portavoce presidenziale del Cremlino, Dmitry Peskov “ha negato ieri che la Russia abbia chiesto alla Cina di fornire assistenza militare. Gli Usa creano e diffondono di tanto in tanto informazioni false, che non sono né professionali né etiche, per non parlare di responsabilità” dice il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, su quanto riferito da funzionari Usa alla Nato ed alleati asiatici che “la Cina ha espresso la propria volontà di aiutare la Russia”. In tal modo, “non faranno altro che screditare ulteriormente l’America nel mondo”.

Nel pomeriggio arriva la replica del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che in un punto stampa dice: “La Cina dovrebbe unirsi al resto del mondo condannando con forza la brutale invasione dell’Ucraina da parte della Russia“. E aggiunge: “Qualsiasi sostegno militare alla Russia, o qualsiasi altro tipo di sostegno aiuterebbe effettivamente la Russia a condurre una guerra brutale contro una nazione indipendente e sovrana e a continuare a fare una guerra che sta causando morte, sofferenza e un enorme quantità di distruzione”. “La Cina – sottolinea poi Stoltenberg – ha l’obbligo come membro del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di sostenere il diritto internazionale“.

Lunedì dopo l’incontro tra il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan e Yang Jiechi, membro dell’Ufficio Politico del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese, durato otto ore al Cavalieri Waldorf Astoria di Roma, è arrivato da Washington un comunicato di esortazione a non aiutare Mosca. Pechino ha fatto sapere che è impegnata per la pace e “si oppone risolutamente a qualsiasi parola e azione che diffonda informazioni false o distorca e screditi la posizione della Cina”. Il rappresentante di Pechino ha chiesto di adottare una visione a lungo termine, sostenendo attivamente una visione di sicurezza comune, globale, cooperativa e sostenibile, incoraggiando le parti interessate a condurre un dialogo imparziale e istituire un quadro di sicurezza europeo equilibrato, efficace e sostenibile basato sulla principio della sicurezza indivisibile nel tentativo di preservare la pace in Europa e nel mondo.

Sullo sfondo del vertice di ieri infatti, ci sono i dubbi degli Usa sull’atteggiamento tenuto da Pechino in merito all’appoggio a Mosca. Già la scorsa settimana Washington ha minacciato di intervenire nel caso in cui la Cina violi le sanzioni imposte alla Russia dall’amministrazione Biden. I sospetti però vanno oltre i possibili aiuti economici: secondo le notizie pubblicate dai media americani alla vigilia del vertice, Mosca avrebbe chiesto supporto militare all’alleato cinese, a partire da droni da opporre ai turchi bayraktar in uso alle forze di Kiev che stanno facendo malissimo alle truppe russe. Una notizia già bollata dalla Cina come pura “disinformazione” di matrice Usa e smentita nettamente anche dal Cremlino. Secondo il Financial Times, però, la verità dietro le dichiarazioni istituzionali sarebbe un’altra. Per il giornale economico infatti gli Stati Uniti avrebbero già avvisato gli alleati della “disponibilità” della Cina di fornire assistenza militare a Mosca senza però specificare se questo possa avvenire in futuro o se sia già iniziata.

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