Il Consiglio dell’Unione europea per gli Affari interni, che ha riunito oggi a Bruxelles i ministri dell’Interno dei 27, ha deliberato l’attivazione della direttiva 55/2001, che darà immediata protezione agli sfollati ucraini. Una decisione presa all’unanimità nonostante la contrarietà espressa fino a ieri mattina dai paesi di Visegrad e dall’Austria, e superata grazie a un compromesso sui non ucraini con permesso di soggiorno di lungo periodo. Resistenze espresse proprio da chi è immediatamente interessato dai flussi che aumentano di ora in ora e che secondo l’Onu hanno già superato il milione di profughi in appena sette giorni. Quella del Consiglio rimane comunque una decisione storica, visto che la direttiva non era mai stata applicata in più di vent’anni nonostante le tante crisi umanitarie che hanno bussato ai confini dell’Unione negli ultimi due decenni. Il permesso temporaneo avrà durata di un anno rinnovabile per un massimo di altri due anni e darà accesso al servizio sanitario, all’istruzione e al mercato del lavoro nei paesi ospitanti.

“La decisione odierna dell’Unione europea di offrire protezione temporanea ai rifugiati in fuga dall’Ucraina è senza precedenti. Fornirà protezione a milioni di persone in movimento. Incoraggiamo la sua rapida e ampia applicazione”. E’ il tweet con cui l’Alto commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, ha accolto la decisione del Consiglio Ue sul permesso temporaneo. La notizia è stata subito rilanciata nel pomeriggio di oggi dalla commissaria agli Affari interni della Commissione europea Ylva Johansson, che ha parlato di “decisione storica”. E ha precisato che riguarderà non solo i cittadini ucraini, ma anche cittadini di paesi terzi con permesso di lungo periodo o già titolari di protezione in Ucraina. Il compromesso che alla fine ha convinto anche la Polonia, è stato trovato proprio per le persone sprovviste del passaporto di Kiev, ma soggiornanti di lungo periodo in Ucraina. Due pesi e due misure per permettere al paese ospitante di scegliere se concedere loro la protezione temporanea attivata oggi a Bruxelles o se affidarli al regime di protezione nazionale, con pratiche per le quali ci vorrà più tempo e soprattutto con esiti mai scontati. Per gli altri stranieri si apriranno le procedure di rimpatrio, sempre che il paese di origine sia sicuro. Tra gli interventi che denunciano l’irragionevolezza del doppio binario, quello di Oxfam Italia: “Bisogna chiarire che l’applicazione della direttiva è tutt’altro che priva di ombre. Il testo proposto ieri al Consiglio prevedeva il rilascio dei permessi di soggiorno ai cittadini ucraini, ai migranti presenti nel Paese con permesso di soggiorno di lungo periodo o per richiesta asilo, e ai loro familiari. Palese dunque l’esclusione oggi di diverse categorie, prime fra tutti i migranti presenti irregolarmente, magari perché con permesso scaduto, o i titolari di permessi di soggiorno di breve periodo“. I profughi sono per ora concentrati in grande maggioranza nei paesi confinanti e soprattutto in Polonia, dove sono già entrate più di 600mila persone e in Ungheria, con oltre 120mila attraversamenti al confine. La decisione, si spera, dovrebbe permettere di superare anche i respingimenti di cittadini di paesi terzi, soprattutto africani, che si sono registrati in particolare sul confine polacco, dove non sono mancati veri e propri episodi di intolleranza.

“Oggi dobbiamo essere soddisfatti per l’applicazione di questa direttiva mai portata avanti dal 2001, in linea con tutta l’attività posta in essere dall’Europa sia in termini di sanzioni che in termini di sostegno all’Ucraina”, ha commentato il ministro degli Interni, Luciana Lamorgese, dopo il Consiglio Ue, soddisfatta che si sia arrivati a un accordo a pochi giorni di distanza dal Consiglio straordinario di domenica scorsa. E sui numeri attesi: “Gli ucraini e non che lasceranno il paese potrebbero arrivare a otto milioni, per adesso concentrati nei paesi al confine”. Nella sua proposta per il provvedimento affidato al Consiglio, la Commissione europea spiega che le attuali previsioni dei flussi si basano su cinque diversi scenari distinti per gravità della crisi, da A a E. “Lo scenario D presuppone un’invasione militare di gran parte dell’Ucraina, comprese le tre città più grandi: Kiev, Kharkiv e Odessa, come sta accadendo attualmente. Lo scenario E presuppone un drammatico aumento delle ostilità e l’invasione dell’intero paese. Sulla base di questi scenari, ci si può aspettare che tra 2,5 e 6,5 milioni di sfollati entrino nell’Unione Europea“, si legge nel testo della proposta, che dovrà ora trovare la sua formulazione definitiva alla luce degli emendamenti che hanno portato all’accordo in Consiglio Ue. Stime in linea con quelle dell’UNHCR, l’Alto commissariato Onu per i profughi, che nel caso peggiore ha parlato di oltre 4 milioni di persone in fuga dal paese.

Quanto all’evoluzione della situazione, “considerando le tendenze registrate per i permessi di soggiorno e le richieste di protezione internazionale all’indomani degli eventi del 2014, è probabile che circa la metà degli sfollati venga assorbita dalle significative reti di diaspora esistenti in tutta l’Ue (la più numerosa è la comunità ucraina in Italia che conta 240mila persone, ndr) e sfrutti le opportunità di migrazione legale, principalmente ma non solo, nei paesi di destinazione “tradizionali” (Polonia, Repubblica Ceca, Germania, Italia e Spagna), senza mettere sotto pressione la capacità di accoglienza di questi paesi. L’altra metà, tra 1,2 milioni e 3,5 milioni di persone, potrebbe cercare protezione internazionale in un periodo di due anni“. Insomma, anche per l’Italia, dove potrebbero arrivare fino a 800mila persone, molto starà a capire la capacità delle reti parentali e amicali di ospitare e sostenere le persone in arrivo. Al momento il governo italiano ha inserito nel decreto legge sulle disposizioni urgenti per la crisi ucraina un incremento di 16mila posti nel sistema di accoglienza: 3mila in quello ordinario, e 13mila attraverso i CAS, i centri si accoglienza straordinaria.

Ma è ancora presto per definire quali saranno i numeri reali degli arrivi, e alla decisione di oggi dovrà seguire un decreto della nostra Presidenza del Consiglio per recepire la direttiva con ulteriori dettagli. A differenza di chi è titolare di protezione internazionale in seguito a richiesta di asilo, scrive nella sua proposta la Commissione, “i cittadini ucraini, ai quali non è richiesto un visto per entrare in Europa, saranno in grado di muoversi liberamente all’interno dell’Ue, e questo permetterà loro di raggiungere familiari e amici, facilitando così un equilibrio di sforzi tra gli Stati membri”. Il principio dell’equilibrio tra gli sforzi degli Stati membri è presente nella direttiva 55/2001, ispirata dalla crisi nell’ex Yugoslavia degli anni novanta e mai attuate anche per l’ostilità di molti paesi a concedere un simile tipo di protezione. Nessuna decisione netta, per ora, sulla possibilità di definire una distribuzione di quote. Piuttosto, si è già scritto nella proposta, “Un attento coordinamento e un monitoraggio continuo dell’Ue sulla capacità effettiva di accoglienza negli Stati membri al fine di intervenire e fornire un sostegno supplementare ove necessario”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

L’invasione russa dell’Ucraina spinge Georgia e Moldavia verso l’Europa: hanno presentato la candidatura di adesione all’Ue

next
Articolo Successivo

Guerra Russia-Ucraina, Borrell: “Dobbiamo essere preparati ad accogliere 5 milioni di persone”

next