Non è mai stato facile ottenere risarcimenti per le stragi naziste in Italia. Anzi la Germania non ha mai pagato. E chissà se andrà così anche per il risarcimento di 400mila euro che Borgo Ticino ha visto riconosciuto in tribunale. Il Comune in provincia di Novara, poco più di 5mila abitanti, ha vinto la causa contro la Repubblica federale di Germania che dovrà ora versargli i soldi per la strage nazista in cui, il 13 agosto 1944, dodici uomini furono trucidati sulla piazza del paese.

“Un parziale risarcimento giudiziario, meramente economico, che non compensa le perdite umane subite”, osserva il sindaco, Alessandro Marchese, che evidenzia le sofferenze di una guerra “in questo tragico momento di crisi internazionale”. “Una sentenza importante, che costituisce un monito nella modernità per i cimini di guerra commessi dagli eserciti“, sottolinea l’avvocato di parte civile Andrea Speranzoni, spiegando che per quattro delle vittime la sentenza riconosce anche un danno privato quantificato in 50mila euro ciascuno. “Per gli altri – dice – stiamo valutando di fare appello”.

La strage di Borgo Ticino fu una rappresaglia dei tedeschi in seguito al ferimento di quattro soldati da parte dei partigiani in una delle tante azioni compiute in quel periodo dai garibaldini dell’Osella, della Loss, della Veloce Bariselli, e della Volante Azzurra nel quadrilatero Arona-Grignasco-Proh-Bellinzago. I tedeschi entrarono nel paese e incendiarono e saccheggiarono 72 case, dopo essersi fatti consegnare 300.000 lire, una enormità per quel periodo, per il ferimento di compagni tedeschi. Fu un raid tra i più violenti che i più anziani ricordano, con 47 case incendiate, 2 crollate, 5 appartamenti distrutti e 150 semidistrutti.

I condannati a morte dovevano essere 12, tre italiani per ogni tedesco ferito, ma nella piazza centrale il plotone di esecuzione azionò i fucili contro tredici uomini, tutti tra i 18 e i 30 anni. Uno di loro, Mario Piola, fu però ritrovato dalla popolazione ancora vivo nel mucchio dei morti. La sentenza che condanna la Germania è avvenuta in ambito civile e segue quella penale di dieci anni fa davanti al Tribunale militare di Verona, in cui fu condannato all’ergastolo il vicecomandante della Marina d’assalto Mek 80, Ernst Wadenpful, morto poco dopo la sentenza. “Un importante passo non solo sotto il profilo della ricostruzione storica – commenta il primo cittadino – A distanza di quasi ottant’anni, la giustizia italiana ha riconosciuto che quelle azioni configurano a tutti gli effetti crimini di guerra e crimini contro l’umanità dei quali devono rispondere non solo i soggetti materialmente responsabili, ma anche lo Stato per conto del quale questi ultimi hanno agito”.

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