Durante l’informativa alle Camera dei deputati sulla guerra in Ucraina, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha affermato che è stato “imprudente non aver differenziato maggiormente le nostre fonti di energia” e che sull’ipotesi dell’acquisto di gas liquefatto dagli Stati Uniti “la nostra capacità di utilizzo è limitata dal numero ridotto di rigassificatori in funzione”. Sono stati i due passaggi più applauditi dai deputati. Applausi che sono apparsi piuttosto surreali. Visto il perenne scarso consenso elettorale dei partiti ambientalisti ed ecologisti in Parlamento, la responsabilità della mancata diversificazione energetica è responsabilità delle stesse forze politiche che hanno governato il Paese negli ultimi trent’anni e che oggi battano le mani al presidente del Consiglio.
A confermarlo è il presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica Adolfo Urso. “Su tutte le relazioni annuali del Copasir, dalla legge 124 del 2007 ad oggi, non vi è mai stato un dibattito in Parlamento. E dal 2007 sono tanti anni”. Urso sottolinea che “lo scorso anno il Copasir ha effettuato un’indagine conoscitiva sulla sicurezza energetica, che si è conclusa il 14 gennaio con una relazione pubblica al Parlamento. Prima dell’impennata dei prezzi e della crisi ucraina – spiega – noi avevamo espresso una posizione netta – ovvero – l’Italia ha bisogno di un piano per la sicurezza energetica, che ci affranchi dall’importazione energetica da Paesi a rischio ed il fatto che, ancora oggi e più di ieri, dipendiamo dal gas russo che passa dal gasdotto ucraino è un elemento di insicurezza del nostro Paese”.
Nella relazione del Comitato “dicevamo di dover raddoppiare la produzione nazionale di gas; abbiamo avanzato l’ipotesi dell’aumento delle trivellazioni; segnalato l’evoluzione tecnologica delle imprese italiane rispetto a nucleare di quarta generazione e soprattutto il nucleare da fusione”. Ma nella relazione Copasir, si evidenzia anche il ritardo sulle energie rinnovabili. “L’Italia deve centralizzare a livello statale le decisioni inerenti alle autorizzazioni purtroppo spesso negate dagli Enti locali per le energie solari ed eolico, così come abbiamo evidenziato che le gare predisposte per le centrali idroelettriche andassero modificate, perché così come sono mettono rischio la proprietà italiana dell’energia e gli investimenti”. Insomma, conclude Urso, “il Copasir ha svolto mesi di indagini secretate concluse con una relazione pubblica”, che come le precedenti, dal 2007 ad oggi, sono state ignorate dal Parlamento che non le ha mai discusse. E oggi scopre la necessità di dover diversificare l’approvvigionamento energetico nazionale.
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