Un avvicinamento tra Letta e Renzi pregiudicherebbe un campo progressista? Non dico no a nessuno, ma non posso non considerare il problema di dire qualcosa di preciso in una compagnia spuria. Io non è che sono andato via dal Pd perché mi era antipatico Renzi. Ma non è il mio mestiere vedere una politica che vuole fare del Pd una Forza Italia dei tempi moderni”. Sono le parole del deputato di LeU, Pier Luigi Bersani, ospite de “L’aria che tira” (La7), dove spiega la sua idea di campo progressista: “Se vogliamo minimamente avvicinare la gente alla politica, bisogna che ciascuno si presenti con un volto identificabile nelle cose che vuol fare. Io penso che ci voglia una ricomposizione di una sinistra plurale che parta con un programma fondamentale nuovo dal punto di vista del tema del lavoro nella transizione ecologica e tecnologica. Ci sono mille cose da fare ed è lì che si misura chi c’è e chi non c’è, ma non dicendo genericamente ‘lavoro’”.

Bersani si pronuncia anche sulla lettera di Tiziano Renzi al figlio Matteo, epistola risalente al marzo del 2017 e depositata agli atti del processo a Firenze che vede imputati, oltre al padre del leader di Italia Viva, anche la madre e altre 12 persone, accusate a vario titolo di bancarotta fraudolenta: “È una cosa triste e mi dispiace. Penso che questa sia una reazione comune a tutti e non penso neanche che fosse necessario legare quella lettera agli atti e pubblicarla. Preferisco non commentare, ma, restando sul piano politico, come dissi già una volta, il problema oggettivo qui è troppo potere in pochi chilometri”.

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