La chiamano non a caso la Confindustria del pallone. Ora la Lega calcio ha deciso di diventarla per davvero, scegliendosi come presidente Carlo Bonomi, n.1 della Confederazione delle imprese e presto, forse, anche della Serie A. È lui il nome nuovo per raccogliere l’eredità del dimissionario Paolo Dal Pino e dare una nuova guida alle squadre di calcio italiane. Sicuramente un nome forte, chissà se anche quello buono. La candidatura è nata negli scorsi giorni, dopo le tante voci su una possibile scelta politica per guidare la Lega, con tanto di improbabili indiscrezioni su Maroni, Alfano o Veltroni. In realtà, come raccontato in precedenza, la Serie A non sta cercando un politico (troppo divisivo) ma qualcuno in grado di dialogare con la politica, per spingere gli interessi economici dei club, intenzionati a tornare alla carica con il governo e battere cassa sui ristori.

Ecco allora Bonomi. Volto noto, tanti agganci nei palazzi che contano, abituato alle trattative e a batter cassa con lo Stato per i suoi associati. Lo faceva per le imprese di Confindustria, può ben farlo anche per le società di Serie A, che del resto sono già iscritte a Confindustria nelle varie associazioni territoriali. Un profilo coerente con l’idea che sta maturando in maniera trasversale tra i patron: presentare la Serie A sempre più come un’industria e sempre meno come un’organizzazione sportiva, prendendo le distanze della Federcalcio di Gabriele Gravina (guardato ormai con sospetto) e andando a rappresentare in maniera autonoma. A quanto risulta a ilfattoquotidiano.it, il diretto interessato è più che disponibile ed è già sceso in campo personalmente, con un giro di telefonate ai presidenti nel corso del weekend per spiegare la propria candidatura. Lo sponsor principale di Bonomi è Paolo Scaroni, presidente del Milan, sempre più grand commis della Lega calcio, ma incontra il favore di entrambe le milanesi (con l’ok di Beppe Marotta) e in generale soprattutto delle società settentrionali.

Non tutti però la pensano così. Bonomi è sicuramente un nome forte, e dunque anche divisivo. Piace molto meno negli ambienti romani (Lotito per ora tace). Non sembra d’accordo nemmeno il gruppo delle proprietà americane, che chiedeva un percorso diverso, più condiviso e trasparente, con una selezione affidata ad un’azienda di cacciatori di teste e una short list di candidati da sottoporre a colloquio. Potrebbe creare dei malumori all’interno della stessa Confindustria: non che ci sia una vera e propria incompatibilità, ma tanti (dentro e fuori il mondo del calcio) si chiedono come possa ricoprire adeguatamente entrambi i ruoli. Domani c’è la seconda assemblea elettiva, ma con la maggioranza qualificata ancora dei due terzi non è detto che si arrivi subito alla fumata bianca. Non a caso nelle ultime ore è circolato anche un altro nome, quello di Lorenzo Casini, giurista, capo di gabinetto di Franceschini al ministero della Cultura, questo invece partorito nei corridoi delle istituzioni e dei palazzi romani. Bisognerà capire quanto il profilo di Bonomi riuscirà ad unire i due e forse più blocchi in cui ormai è frantumata la Lega. Possono bastare pochi franchi tiratori (7 per la precisione) per far saltare ogni candidatura. Dalla terza, invece, servirà solo la maggioranza assoluta (11 voti) per eleggere il nuovo presidente. Le grandi manovre per trovare il nuovo capo della Serie A sono ufficialmente cominciate.

Twitter: @lVendemiale

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