In reparto “il clima era diventato invivibile a causa degli atteggiamenti dispotici del primario”. Emerge anche questo dai racconti delle due testimoni sentite il 7 febbraio in merito al procedimento sui presunti maltrattamenti sul luogo di lavoro da parte dell’ex primario del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento – Saverio Tateo – e della sua vice, Liliana Mereu. Fra le parti lese, secondo l’accusa, anche la ginecologa Sara Pedri, scomparsa il 4 marzo del 2021 e non più ritrovata. Le deposizioni delle due colleghe della ragazza sono avvenute con la formula dell’incidente probatorio, chiesto dai pm al giudice Enrico Borrelli per evitare la vittimizzazione secondaria. La stampa locale scrive che la prima testimone ha confermato anche gli “interrogatori inquisitori” cui “vennero sottoposti alcuni sanitari del reparto, rei di aver chiesto un incontro per affrontare il problema degli orari (molto gravoso) e di aver promosso una raccolta firme”, si legge su L’Adige. Il Corriere di Bologna aggiunge che questi episodi si sarebbero svolti nel 2018 con la lampada dello studio di Tateo puntata al volto degli interrogati, alla presenza della vice Mereu e di un’altra collega. Non c’è traccia, riferisce la testata, dei verbali di questi incontri. La testimone ha precisato inoltre che si tenevano riunioni quotidiane durante le quali i colleghi venivano screditati pubblicamente e da cui “molti uscivano piangendo”.

Qualche domanda è stata fatta anche sulla ginecologa Sara Pedri, che figura tra le 14 parti lese del procedimento. L’unico riferimento alla ginecologa nel capo d’imputazione provvisorio è contenuto nella parte (capo 14) in cui si fa cenno ai rimproveri e alle critiche di Mereu anche in sala operatoria. Situazione che, secondo l’accusa, ha contribuito allo stato di prostrazione fisica e psicologica della giovane professionista. La testimone ha confermato la circostanza, pur non avendo assistito di persona all’intervento. Per la difesa, Mereu si limitò a intervenire a fronte di un possibile errore da parte della giovane collega. L’udienza della prima testimone è durata 5 ore, quella della seconda 3 ore e mezza.

Pedri, 32enne forlivese, si era trasferita dall’ospedale di Trento a quello di Cles da cui si era dimessa 24 ore prima della sparizione. È stata proprio la sua scomparsa a innescare una reazione a catena che ha gettato ombre sulla sanità trentina: la commissione d’inchiesta interna all’azienda sanitaria provinciale e l’ispezione del ministero della salute che hanno portato al licenziamento dell’ormai ex primario, le indagini dei carabinieri dei Nas e delle pm Licia Scagliarini e Maria Colpani hanno iscritto nel registro degli indagati i due professionisti. Il 7 febbraio si è tenuta la prima di quattro udienze messe in calendario. Prossima udienza il 21 febbraio.

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