Gennaio 2022 è uno dei mesi più inquinati dell’ultimo decennio a Milano. È quanto si apprende dal report di Amat, l’Agenzia Mobilità Ambiente e Territorio: in 25 giorni, sui primi 29 dell’anno, i livelli del Pm10 nell’aria hanno superato la soglia dei 50 microgrammi per metro cubo. Per la legge europea dovrebbero essere al massimo 35 sull’intero anno. Durante tutto il 2021, l’anno migliore dal 2000, sono stati 61 i giorni “rossi”. La Regione Lombardia, nell’ultimo bilancio sulla qualità dell’aria, avvalorava il fatto che “nel 2021 si è confermato un trend in miglioramento sia per il particolato che per il biossido di azoto”.

Una tendenza che però pare si sia invertita in questi primi giorni del 2022: dal 14 gennaio infatti la Regione Lombardia ha dovuto adottare misure di contenimento del pm10 di primo livello a Milano, Cremona e Monza, misure poi estese il 18 gennaio anche a Pavia e Mantova e, dal 25 anche a Bergamo, Brescia e Lodi. Le associazioni ambientaliste, però, giudicano insufficienti le misure adottate dall’amministrazione regionale: “Stiamo vivendo uno dei più lunghi e opprimenti periodi di smog degli ultimi anni, eppure il silenzio delle istituzioni è assordante, a tutti i livelli”, commenta Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia.

“Questo primo mese del 2022 è servito a capire quale considerazione hanno le amministrazioni regionale e cittadina del diritto alla salute” spiega, come riporta il Corriere, la presidente di Cittadini per l’Aria Anna Gerometta. Che continua: “Come dimostrato da decenni di studi scientifici, questi livelli di inquinamento provocano più decessi e più malattie, come l’asma tra i bambini. Perché ad esempio si attendono ancora 10 giorni di superamento delle soglie per far scattare le misure di contenimento, quando potremmo anticiparle grazie alle previsioni meteo sull’accumulo degli inquinanti, che ormai sono più che affidabili?”.

Un altro dato importante da tenere in considerazione, oltre a quello già visto del numero di giorni oltre la soglia, è la media annua di pm10: a Milano, nel 2021, è stata di 37 microgrammi, quindi sotto i limiti di legge, che la fissa a 40, ma ben al di sopra delle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) di 15 microgrammi. Un dato da ricollegare poi al tema della salute in generale, e del Covid in particolare. Francesco Forastiere, direttore scientifico della rivista Epidemiologia&Prevenzione e visiting professor all’Imperial College di Londra spiega, citato dal Corriere della Sera, che “durante la pandemia l’associazione tra Covid e inquinamento è stata ampiamente studiata e dibattuta”.

“Al contrario di quanto ipotizzato in alcuni tra i primi studi, non ci sono evidenze che il particolato possa avere un qualche ruolo nel trasportare il virus nell’ambiente. Sono molto più robuste invece le basi dell’associazione tra l’esposizione prolungata ad alti livelli di inquinamento, la severità della malattia e i livelli di mortalità per Covid. C’è ad esempio evidenza dell’associazione tra lunga esposizione a Pm2,5 e biossido di azoto e ospedalizzazione e mortalità per Sars-Cov-2“. Le varie restrizioni per contenere il Covid hanno avuto anche un effetto positivo di riduzione dell’inquinamento nell’aria ma, sempre secondo il professor Forastiere, con la fine delle restrizioni “i livelli di inquinamento nei centri urbani stanno avendo una sorta di rimbalzo e si stanno rialzando. La situazione è in evoluzione, ma di certo la diffusione del Covid-19 sembra solo rinforzare la necessità di ridurre i livelli di inquinamento nell’aria, che era già urgente prima della pandemia”.

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