E’ tempo di Sanremo. E fin che la barca va lasciala andare, cantava Orietta Berti. Elezioni per il Colle appena terminate: sono durate, tutto sommato, solo sei giorni ma lo scenario politico è cambiato notevolmente. Parto dai fatti oggettivi.

L’elezione di Mattarella è un bene per l’Italia: di meglio non potevamo chiedere ma vediamo come ci siamo arrivati e cosa è successo.

Il centrodestra partiva nettamente avvantaggiato ma ben presto si è visto che senza Berlusconi, Salvini e Meloni sono destinati a fallire. Salvini si è comportato come un torello stordito: ha vagato alla ricerca di candidati andando di volta in volta a sbattere, ha provato ad utilizzare il Movimento 5Stelle ma lo ha fatto dialogando con un Conte che non conta. Salvini è riuscito a distruggere il centrodestra definitivamente. I moderati che guardavano a destra, quali UDC, Forza Italia e altri, oramai hanno ben preso le distanze da Salvini e i suoi fallimenti. A breve anche all’interno della Lega ci sarà una inevitabile scissione e riposizionamento.

Il fallimento di Salvini ha fatto scoprire plasticamente l’inutilità, incompetenza e l’ambiguità politica di Giuseppe Conte. Il leader dei 5stelle ha giocato su più tavoli pensando di essere il più furbo e sognando di ritornare a Palazzo Chigi facendo fuori Draghi e i candidati moderati. Ma ha sbattuto per l’ennesima volta contro il muro politico e lungimirante di Matteo Renzi. Infatti, è stato come sempre Renzi a metterci la faccia quando Salvini e Conte, con il silenzio di Letta, stavano per eleggere il capo dei servizi segreti italiani. O ancor prima quando Conte con Salvini stavano organizzando l’elezione della Casellati o di Frattini.

Insomma, come sempre le chiacchiere, i finti sondaggi e i finti like hanno dimostrato che poi si scontrano con la realtà della competenza, coerenza e serietà politica. Senza il muro di Renzi e dei moderati, oggi avremmo avuto un Presidente della Repubblica di destra e filorusso. Il tutto con buona pace di chi diceva, come al solito, Renzi è di destra. Magari una volta per tutte certi politicanti, opinionisti e giornalisti dovrebbero finirla ed utilizzare un pochino di imparzialità e riconoscere la verità.

Ma non basta, colui che la Ditta del Pd riconosceva come il punto di riferimento dei progressisti, Giuseppe Conte, ha dimostrato definitivamente che oltre a non essere il leader dei rimasti grillini è stato complice delle varie fallimentari strategie di Salvini. Questo l’altro punto politico fondamentale.

Il martoriato Movimento 5Stelle ora attraversa la sua fase finale. E su questo punto ha avuto vita facile Luigi Di Maio. Il novello democristiano Di Maio ha colpito Conte nel momento più opportuno. Ha capito la deriva di Conte è sta sferrando il colpo di grazia. Da non escludere o il prossimo passaggio di Luigi Di Maio nel Pd o la completa deflagrazione del Movimento in cinque partitini da una Stella ciascuna.

Uno scenario politico che fa riemergere con forza un polo di centro, già protagonista indiscusso durante le elezione per il Colle. Non a caso il candidato vero per il Quirinale era Pierferdinando Casini. E non a caso durante gli applausi per l’elezione di Mattarella molti parlamentari si sono rivolti a Casini e al suo passo indietro. Insomma, è finito il bipolarismo. Si entra con velocità e forza nel tripolarismo. Da una parte la sinistra e la sua ditta. Dall’altra l’estrema destra e al centro i moderati riformisti.

Per rimanere in spirito sanremese certi amori fanno dei giri immensi e poi ritornano. E’ la natura delle cose. E’ il vero dna dell’Italia. Non ci piacciono gli estremismi e ci piace la saggezza e la competenza. Per questo ora vedremo la fretta di certi finti leader nel riposizionarsi verso il centro: Di Maio è stato il più furbo dei grillini e già da tempo ha iniziato il suo percorso di redenzione, anche perché fra un anno si vota e molti leoncini del Parlamento si dovranno cercare un lavoro.

La corsa al centro è iniziata e noi l’avevamo pronosticata.
Viva l’Italia.