Nel giorno della resa dei partiti, tutte (o quasi) le forze politiche cercano di intestarsi l’operazione Mattarella bis. Ma la cronaca racconta una storia molto diversa. I primi a lavorare in solitudine per il rinnovo del capo dello Stato sono stati infatti un gruppo di senatori M5s che da più di un mese spingono perché fosse il Movimento 5 stelle a portare al tavolo dei leader la soluzione. I nomi sono tutti trascritti nelle cronache politiche di inizio gennaio: il senatore M5s Primo Di Nicola innanzitutto, poi i colleghi Toninelli, Audino, Presutto, Campagna, Nocerino. Loro hanno iniziato i confronti e le trattative, nonostante le resistenze dei vertici e trovando una sponda prima nei Giovani turchi Pd (Matteo Orfini e Francesco Verducci) e in Base riformista. E poi pian piano pescando in modo trasversale anche tra i centristi, gli ex M5s e addirittura Forza Italia. Per il dem Stefano Ceccanti, anche lui tra i primi sostenitori del Mattarella bis, è stato “un movimento reale del basso”.

Il primo segnale tra i 5 stelle risale addirittura al 3 gennaio scorso: i senatori si espongono in assemblea a Palazzo Madama (non c’è neanche Conte) e la loro mozione comincia subito a far innervosire i vertici M5s. Non che ci fosse resistenza sul nome di Sergio Mattarella, al contrario, ma la linea ufficiale era quella di cercare di tenere aperte più strade possibili in vista delle trattative. E Conte e il suo direttivo fanno capire che non vogliono bloccarsi su quella scelta. Così il 4 gennaio, l’ex premier manda avanti il suo vice Michele Gubitosa che ribadisce la stima per Mattarella, ma liquida la proposta dicendo che “conosciamo tutti la posizione del presidente Mattarella in merito ad un suo eventuale secondo mandato”. Ma assicura: “Se dovesse cambiare idea, il M5S non farà mancare il proprio sostegno“. Le trattative devono ancora iniziare ufficialmente e c’è già grande nervosismo. Nelle chat, raccontano le agenzie, Paola Taverna attacca la capogruppo al Senato Castallone con un messaggio che dice tutto: “Siamo all’anarchia”. Poco dopo è lo stesso Conte a intervenire nell’assemblea congiunta e ai suoi chiede compattezza, ribadendo che “non è il momento di fare nomi”. Intanto i movimenti dentro i 5 stelle non passano inosservati e allora il 5 gennaio, sono Matteo Orfini e la corrente dei Giovani turchi a farsi sentire: “Lo proporremo a Letta”, dicono. È un primo segnale che se si vuole, in Parlamento potrà nascere un asse.

Non finisce lì. Il 13 gennaio c’è la prima assemblea congiunta con all’ordine del giorno il voto per il Quirinale. Giuseppe Conte mette già i paletti. Il primo è che il governo “non perda giorni di lavoro”. Il secondo riguarda Draghi: “E’ idoneo, ma ora è premier in una fase complessa”. Il terzo è l’apertura del dialogo anche con Salvini. Ma è nel momento del dibattito che i senatori M5s decidono di farsi sentire, nonostante l’invito (arrivato più o meno esplicitamente da più parti) di non esporsi in una fase così prematura. Sono una decina, quelli riportati dalle agenzie, e insistono sul punto: “L’unica strada è lavorare per il Mattarella bis”. Sono Danilo Toninelli, Primo Di Nicola, Antonella Campagna, Simona Nocerino, Vincenzo Presutto e Giuseppe Audino. A loro si è unito il deputato Luigi Iovino. Anche i capigruppo Davide Crippa e Maria Domenica Castellone non si dicono contrari, ma invocano compattezza. E’ presto e nessuno vuole iniziare le trattative più complesse con uno strappo.

Il resto è cronaca di questi giorni. Iniziano le votazioni e il Movimento chiede di lasciare scheda bianca. Una parte dei parlamentari M5s non ci sta e inizia votare Mattarella. Ma non solo, a raccogliere sempre più consensi trasversali sull’operazione. Il primo giorno il capo dello Stato prende 36 voti. Poi è un crescendo: 39, 125, 166. Un’escalation non senza tensioni: come ha raccontato da ilfattoquotidiano.it, si raccontava di esponenti dei vertici M5s impegnati nella verifica del tempo passato sotto i catafalchi per capire chi lasciasse scheda bianca e chi invece votasse per Mattarella. Ma ormai è tardi per frenare quello che sarebbe stato l’esito naturale. Nella quinta votazione Mattarella prende “solo” 46 voti, ma il segnale è importante: il centrosinistra si è astenuto di fronte al blitz del centrodestra su Casellati e qui voti presi da Mattarella sono fuori dalla pattuglia M5s. Le ultime votazioni sono quelle che lo accompagnano alla vittoria: 336 e 387. Fino a questa mattina, quando i leader senza alternative si sono svegliati e hanno chiesto compatti il Mattarella bis. Ansiosi di farci credere che l’hanno sempre voluto.

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