Poco meno di un anno fa l’annuncio: “Un vaccino anti Hiv genera una risposta anticorpale nel 97% dei casi”, nell’aprile del 2021 la notizia che Moderna e l’Iniziativa internazionale per il vaccino anti-Aids (Iavi) avevano iniziato una collaborazione ed era partita la fase 1. Ieri un nuovo annuncio che apre finalmente la strada a un traguardo inseguito da anni. Ieri il primo partecipante alla sperimentazione ha ricevuto la dose un vaccino anti-Aids basato sulla stessa tecnologia a mRna utilizzata per i vaccini anti-Covid. I test negli Stati Uniti coinvolgeranno i primi 56 volontari.

A 40 anni dalle prime diagnosi di Aids, il traguardo di un composto preventivo o terapeutico non è stato ancora raggiunto. La cautela e la prudenza sono d’obbligo rispetto a un virus che ha dimostrato molto più ferocia di Sars Cov 2 e molta più resistenza agli sforzi della scienza di trovare le soluzioni. In quattro decadi l’Aids, la malattia che viene innescata dall’Hiv, ha ucciso 35 milioni di persone e le infezioni seppur in calo destano preoccupazione.

Il vaccino – nelle fasi preliminari alla sperimentazione – ha dimostrato di essere in grado di attivare le cosiddette cellule del tipo B ‘naïve’, ossia cellule immunitarie che non sono mai state esposte a un antigene e che, dopo il primo contatto, conservano la memoria di quell’incontro. Un risultato inseguito da anni, al punto da essere considerato una sorta di Sacro Graal della lotta al virus Hiv. Lo studio vaccino anti-Hiv mRNA-1644 è sponsorizzato da Iavi e si svolge in quattro sedi negli Usa. Saranno reclutati 56 volontari adulti sani e Hiv-negativi. Le risposte immunitarie dei partecipanti saranno esaminate in dettaglio molecolare per valutare se gli obiettivi sono stati raggiunti.

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