“La Commissione europea ha tutto l’interesse affinché la situazione attuale” di stabilità in Italia “continui, perché vediamo che ci sono molte rassicurazioni e fiducia che i soldi” del Recovery fund “siano ben spesi”. Il commissario europeo per il Bilancio, Johannes Hahn, intervistato da un gruppo di media internazionali tra cui l’Ansa avverte che gli occhi dell’esecutivo Ue sono puntati sul Parlamento italiano, in corso di votazione del prossimo inquilino del Colle. E dai parlamentari del Paese che è il maggior beneficiario del Next generation Eu Bruxelles si attende responsabilità. “Non ho dubbi che gli oltre mille grandi elettori incaricati siano pienamente consapevoli della posta in gioco”, sottolinea il politico austriaco rilevando che al momento “la ripresa in Italia e l’umore generale nella società sono piuttosto promettenti e luminosi” e auspicando che le cose restino così anche “in futuro”.

Questa opinione, ha proseguito, “è condivisa da tutti in Europa e anche oltre, perché l’Italia è uno dei nostri Stati membri più importanti e tutti sono felici di questi sviluppi positivi”. La grande stampa internazionale intanto sta evidenziando come il trasloco del premier Mario Draghi al Colle sia una mossa potenzialmente ad alto rischio. L’Economist del gruppo Gedi, nella sua edizione online, ha pubblicato un pezzo intitolato “Il tentativo di Mario Draghi di diventare presidente è negativo per l’Italia e l’Europa”, in cui si legge che “il governo di Draghi ha iniziato bene l’attuazione delle riforme e degli investimenti necessari per assorbire la liquidità in modo produttivo. Ma il suo desiderio appena mascherato di lasciare” Palazzo Chigi “lo mette a rischio. Se verrà eletto, sarà difficile trovare un successore in grado di tenere insieme l’attuale coalizione ideologicamente eterogenea. Se non lo sarà, la sua posizione” sarà più debole. Una previsione identica a quella fatta dal Financial Times, che pure aveva sottolineato come dal Colle l’ex presidente Bce potrebbe svolgere un ruolo da garante delle riforme previste dal Pnrr.

Ricordando che il premier “ha presieduto quasi 12 mesi di insolita calma e unità nella politica italiana”, l’articolo spiega che tra i timori ora c’è quello che l’elezione di Draghi al Colle possa portare al voto anticipato. Un’ipotesi giudicata comunque improbabile visto il rischio dei deputati di perdere i diritti alla pensione. “Uno scenario più probabile – si legge nell’articolo – è che si formi un governo che succederà a quello di Draghi e che tenterà di zoppicare oltre la scadenza prima di crollare a un certo punto non troppo lontano dalla fine naturale della legislatura, nel marzo 2023″. Il pericolo vero però, secondo l’Economist, è che un governo post-Draghi “possa fare ben poco. Supponendo che si possa trovare un sostituto, è improbabile che lui o lei godano di qualcosa di simile al sostegno di cui Draghi attualmente gode, anche perché i partiti politici che attualmente lo sostengono vorranno iniziare a posizionarsi per le prossime elezioni“, andando ciascuno nella sua direzione. “Eppure – si legge ancora – il lavoro sulle riforme è ancora lungo e, se si blocca, si può bloccare anche il flusso di fondi da Bruxelles”.

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