Tutti rinviati a giudizio gli imputati del processo “Inter nos”. Lo ha deciso il gup Giuseppina Candito accogliendo la richiesta della Procura di Reggio Calabria al termine delle udienze preliminari che si sono celebrante all’aula bunker. L’8 marzo inizierà il processo anche per l’ex consigliere regionale Nicola Paris accusato di corruzione nell’inchiesta coordinata dal procuratore Giovanni Bombardieri e dai sostituti Walter Ignazitto, Giulia Scavello e Marika Mastrapasqua. Ex consigliere comunale di Reggio Calabria, Paris era approdato a Palazzo Campanella facendosi eleggere alle regionali del 2020 con la lista dell’Udc per poi transitare nel gruppo misto. Difeso dagli avvocati Francesco Calabrese e Attilio Parrelli, l’ex consigliere regionale Paris lo scorso agosto era finito agli arresti domiciliari (revocati la settimana scorsa dal Tribunale del Riesame) perché avrebbe tentato di intervenire sull’ex presidente facente funzioni della Regione Nino Spirlì, al fine di sollecitare il rinnovo contrattuale per Giuseppe Corea, il direttore del settore Gestione risorse economico-finanziarie dell’Asp di Reggio. Anche quest’ultimo è imputato ma ha scelto il rito abbreviato e per lui il processo proseguirà ad aprile.

Secondo i pm, la nomina di Corea sarebbe stata spinta dall’ex consigliere regionale nell’interesse degli imprenditori che, stando al campo di imputazione, “lo avevano sostenuto durante la campagna elettorale”. Assieme a Paris sono stati rinviati a giudizio tutti gli imputati che hanno proseguito con il rito ordinario. Sono circa una ventina tra cui l’ex direttore generale dell’Asp Rosanna Squillacioti, l’ex commissario Francesco Sarica e la dirigente dell’ufficio Programmazione e Bilancio dell’Azienda Angela Minniti, accusati di turbativa d’asta. Le indagini della guardia di finanza hanno fatto luce sull’infiltrazione della ‘ndrangheta negli appalti dell’Azienda sanitaria provinciale. In particolare l’inchiesta ha coinvolto soggetti ritenuti dalla Direzione distrettuale antimafia vicini alle cosche cosche Serraino di Reggio Calabria, agli Iamonte di Melito Porto Salvo e ai Floccari di Locri. Una decina di imputati (anche loro rinviati a giudizio), infatti, sono accusati di avere fatto parte di “un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione indeterminata di delitti di corruzione, turbata libertà degli incanti, astensione dagli incanti e, più in generale, di delitti contro la pubblica amministrazione”.

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