A quanto pare non basta l’allarme lanciato da presidi, sindacati e Regioni sul tema del rientro nelle scuole e dei rischi legati all’aumento dei contagi: ora arriva anche l’appello degli studenti stessi che devono ritornare in classe il 10 gennaio ma che a gran voce chiedono la didattica a distanza. Un sondaggio lanciato il 5 gennaio dalla 17enne Martina Toma, rappresentante d’istituto del liceo linguistico Ettore Palumbo di Brindisi, ha raggiunto in pochissime ore molti colleghi in ogni parte d’Italia attraverso il passaparola e grazie alla rete dei Rappresentanti di istituto della community ScuolaZoo. Finora hanno risposto in 325mila, il 92% dei quali, circa 300mila, si è detto favorevole alla Dad.

“Un anno fa avremmo preferito tornare a scuola in presenza, ma siamo rimasti a casa per il bene comune”, spiega Martina Toma alla redazione del Ilfattoquotidiano.it. Per quanto riguarda i trasporti, spiega che “gli studenti degli istituti superiori di secondo grado sono in gran numero pendolari, e utilizzano i mezzi pubblici per raggiungere le sedi”. Un tema di rilievo, dato che a causa dell’aumento dei contagi le aziende di trasporto locale e ferroviario hanno intenzione di tagliare treni e corse per mancanza di addetti. A fare paura è anche il rischio di “portare il Covid a casa”, continua Martina Toma, perché significa “mettere a rischio i soggetti più fragili, e a repentaglio il lavoro dei genitori”. “Torniamo a scuola con preoccupazione e delusione: preoccupazione per noi stessi e delusione per non essere stati ascoltati. Anche i medici stanno suggerendo di chiudere le scuole perché sarà una carneficina: se non ascoltano i medici, non ascoltano i presidi, non ascoltano noi, su quali basi vengono prese le decisioni?“. “Non siamo stati ascoltati – conclude – nemmeno in una situazione di così grande rilievo, ma non abbiamo intenzione di rimanere in silenzio“.

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