Il ministro indiano all’Information Technology Ashwini Vaishnaw ha bloccato la piattaforma GitHub che gestiva “Bulli Bai“, l’app tramite cui, due giorni fa, centinaia di musulmane si sono ritrovate “messe all’asta”. Foto e dettagli di oltre 100 donne di varie età, le cui vite sono state condivise in modo illecito. Fra gli accusati, oltre agli sviluppatori dell’app stessa, anche i profili Twitter che hanno condiviso le immagini.

Non si tratta del primo caso, come ricorda la Bbc: già nel luglio scorso un’app e un sito Web chiamati “Sulli Deals” hanno creato i profili di oltre 80 donne musulmane, utilizzando foto caricate online, e le hanno descritte come “offerte del giorno”. A distanza di sei mesi non è ancora stato effettuato alcun arresto. L’emittente inglese precisa come non si siano mai verificate vere vendite: il punto era umiliare le vittime condividendo le loro immagini personali. Inoltre, ‘Sulli’ è un termine gergale hindi dispregiativo utilizzato spesso dai troll indù di destra per indicare le donne di religione musulmana. Molte fra quelle le cui foto sono state caricate sull’app Bulli Bai hanno twittato durante il fine settimana di sentirsi “traumatizzate” e “inorridite”. Fra le persone prese di mira diverse giornaliste e attiviste. Il ministro Vaishnaw ha dichiarato sabato che la polizia si sta coordinando con le agenzie informatiche per “ulteriori azioni”.

“Questo attacco mirato e pianificato è un tentativo di togliere il microfono alle donne musulmane istruite che esprimono la loro opinione e parlano contro l’islamofobia”, aveva detto alla Bbc Nazia Erum, autrice ed ex portavoce di Amnesty in India, a seguito del caso ‘Sulli Deals’.

Articolo Precedente

Terremoto a Taiwan, violenta scossa di magnitudo 6.2 sulla costa est dell’isola: non si segnalano feriti o danni

next
Articolo Successivo

Brasile, il presidente Jair Bolsonaro ricoverato d’urgenza in ospedale: si sospetta un’occlusione intestinale

next