Sulla carta c’è. Nella realtà pochi docenti sanno chi è. Molti non l’hanno mai visto. Eppure per molti distretti sanitari è lui a dover segnalare, in accordo con il preside, il lavoratore positivo. Ed è a lui che gli insegnanti, contatti stretti di persone ammalate di Covid, devono comunicare di essere in isolamento. Stiamo parlando del medico competente. Tra i dipendenti di ogni singolo istituto tutti hanno sentito parlare di questa figura nei corsi sulla sicurezza. Anche maestri, professori, collaboratori scolastici hanno avuto modo di ascoltare ingegneri o dirigenti che citano la presenza del medico competente tra i banchi. Tutto è normato dal Decreto legislativo 81/2008, che prevede anche a scuola come in qualsiasi azienda, la nomina del medico competente da parte del dirigente scolastico. Per quanto la responsabilità della sicurezza nelle scuole rimanga del dirigente scolastico, la figura del medico competente deve essere considerata come quella di un consulente tecnico che fornisca un supporto al fine di ottemperare ai suoi obblighi in tema sicurezza, tant’è che è pagato dalle scuole.

Ma se prima dell’emergenza pandemica, il dottore del lavoro aveva tra i suoi compiti quello di valutare il rischio relativo all’utilizzo dei videoterminali, i rischi chimici, biologici, rumore e vibrazioni legati alla pulizia e alla presenza di laboratori e mense, oltre che il rischio relativo alla movimentazione manuale dei carichi e quello legato all’insorgenza di stress lavoro-correlato, ora l’emergenza Covid-19 ha aggiunto un nuovo rischio a quelli già presenti nei luoghi di lavoro. Tra i compiti dei medici competenti, operanti in ambiente scolastico, si è aggiunto quello di collaborare con i dirigenti per lo sviluppo di misure atte a limitare il rischio di contagio. Tra queste una nuova organizzazione dello spazio, la sanificazione di ambienti e superfici, la formazione e l’informazione.

Non è un caso che il protocollo d’intesa per garantire l’avvio dell’anno scolastico 2021/2022, firmato il 14 agosto scorso, citasse la necessità di “favorire l’individuazione, in tutte le scuole, del medico competente che effettui la sorveglianza sanitaria di cui all’articolo 41 del Decreto 81/2008 nonché la “sorveglianza sanitaria eccezionale””. Lo scorso anno si tornò a parlare della figura del medico competente per i lavoratori fragili ovvero le persone disabili, immunodepresse, con patologie a rischio o con un’età tale da essere a rischio. In realtà la circolare del ministero della Salute e del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del 4 settembre 2020, numero 13 allarga il concetto di fragilità e specifica che va individuato “in quelle condizioni dello stato di salute del lavoratore rispetto alle patologie preesistenti che potrebbero determinare, in caso di infezione, un esito più grave o infausto e può evolversi sulla base di nuove conoscenze scientifiche sia di tipo epidemiologico sia di tipo clinico”. Tradotto si parla di docenti/lavoratori che possono aver avuto un ictus, uno scompenso cardiaco, che hanno avuto o hanno un cancro, che sono obesi o in dialisi.

Non solo. Di là delle circolari e dei protocolli, secondo alcune Asl il ruolo del medico competente è fondamentale in questa fase. Tra le faq riportare dall’Ats Valpadana c’è scritto che, in caso di positività, “il datore di lavoro, in accordo con il medico competente, invita il lavoratore a stare a casa e a contattare telefonicamente il proprio medico di medicina generale che provvederà ad inoltrare la segnalazione ad Ats della Val Padana”. A questo si aggiunge che “il lavoratore che ha avuto contatti stretti con persone ammalate di Covid-19, solitamente è già noto all’Ats ed è posto in isolamento domiciliare. Indipendentemente dalla presenza o meno di sintomatologia, il soggetto è tenuto ad avvisare il medico curante e quello competente e il datore di lavoro”. La situazione è ben spiegata da una dottoressa dell’Ats Valpadana: “È il medico competente a fare con il preside una valutazione sull’insegnante che ha avuto contatti cin un positivo – ha detto a ilfattoquotidiano.it – Il problema è che spesso i docenti nemmeno sanno chi è la figura preposta a questo compito”. Alla prova del nove è come dice l’operatrice dell’Ats: la maggior parte dei maestri e dei professori non conoscono chi sia il medico competente per la scuola in cui lavorano.

Giovanna Mezzatesta, dirigente del liceo “Bottoni” di Milano, non ha problemi a descrivere la realtà: “Ciò che dice l’Ats è spesso un bla, bla, bla. Il medico competente l’ho chiamato per i lavoratori fragili e l’ho pagato novanta euro a visita. Non lo interpello certo per i lavoratori positivi o per altro. Ci penso io a fare quel lavoro. Certo è che se ci fosse nelle scuole un presidio sanitario sarebbe utile”. La pensa allo stesso modo la preside Laura Biancato, della “Einaudi” di Bassano del Grappa: “Non l’ho mai consultato per le persone che si sono ammalate di Covid ma solo per questioni relative ai professori fragili. Abbiamo una convenzione tra istituti del territorio e abbiamo un medico competente per più scuole. Se dovessimo fare anche il passaggio con il medico competente ogni volta che si presenta un caso, i tempi si allungherebbero di molto”.

Chi, invece, utilizza questa figura è Alfonso D’Ambrosio, a capo del comprensivo di Lozzo Atestino: “Lo paghiamo 150 euro l’anno più trenta euro per ogni visita in più. Il nostro medico competente ha fatto un sopralluogo nelle aule Covid, ha visto e monitorato i nostri sistemi di sanificazione e gli inviamo ogni volta l’elenco dei positivi. I fondi per pagarlo erano previsti dai decreti firmati con l’emergenza”. Il preside D’Ambrosio, tuttavia, ammette: “So di colleghi che l’hanno nominato ma non lo usano come facciamo noi”. Un’altra preside che collabora con il medico competente è Roberta Mozzi dell’ “Einaudi” di Cremona: “È una dottoressa molto scrupolosa e molto seria. Per il suo compenso abbiamo utilizzato i fondi previsti. Ha preso in carico le persone fragili ma viene consultata spesso anche in altre occasioni. Se un docente si ammala, lo comunica al referente Covid della scuola che di seguito trasmette il tutto al medico del lavoro”.

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