La certezza non c’è, ma potrebbe cambiare ancora la norma per le quarantene degli studenti. In previsione del rientro in aula, il 7 gennaio (per molte scuole superiori) e il 10 per la primaria e la secondaria di primo grado, sul tavolo dei tecnici di Governo è spuntata una nuova ipotesi che riguarda tutti i cicli (a parte l’infanzia): nel caso di due studenti risultati positivi in una classe scatterebbe solo l’auto-sorveglianza per i ragazzi vaccinati e la quarantena per chi non ha fatto alcuna dose. Una novità che se da una parte potrebbe essere considerata una spinta del Governo a far vaccinare i bambini tra i cinque e gli undici anni, dall’altra – visto il numero ancora esiguo di iniezioni fatte ai bambini delle elementari – avrebbe come effetto di spaccare le classi.

Secondo l’ultimo dato, fornito dal Commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo, i vaccinati, al 24 dicembre scorso, sono solo 151.143 ovvero il 4,13%. Tolti coloro che si sono ammalati e sono guariti, restano 3.388.524 (92,68%) in attesa della prima dose o di quella unica. A questo punto, il rischio che si corre è che al rientro, se non vi sarà nei prossimi giorni una corsa al vaccino, gli insegnanti nel caso di due positivi in classe possano ritrovarsi a fare lezione a pochi alunni con la maggior parte degli altri costretti alla didattica a distanza.

L’ipotesi, circolata nel tardo pomeriggio e rilanciata dall’agenzia Ansa, non è confermata dagli uffici di viale Trastevere vicini al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e nemmeno dal coordinatore del Comitato tecnico scientifico Franco Locatelli, che contattato dice: “Non sono a conoscenza” di queste nuove norme “e, quindi, non mi risultano”. Da informazioni raccolte, nemmeno sulle scrivanie degli uomini del ministro della Salute, Roberto Speranza, è arrivato questo documento. Secondo indiscrezioni raccolte da ilfattoquotidiano.it, la proposta a questo punto sembra essere fatta circolare direttamente da Palazzo Chigi in risposta al pressing delle Regioni, che stanno facendo i conti con lo stress dei distretti sanitari che rischiano di implodere con il rientro in classe.

Se ci sarà un ulteriore cambiamento delle quarantene per gli studenti ci troveremmo di fronte alla terza modifica nel giro di un mese e mezzo. Tutti ricordano, infatti, le ormai famose due circolari a distanza di neanche 24 ore: la prima reintroduceva la dad al primo caso di positività in classe, la seconda ristabiliva che la didattica a distanza scattava dopo la terza positività. Nella nota a corredo di quest’ultima circolare, i ministeri retti da Patrizio Bianchi e Roberto Speranza scrivevano: “In considerazione della sopravvenuta disponibilità manifestata dalla struttura commissariale, potrà essere mantenuto il programma di testing” per la verifica della positività “dei soggetti individuati come contatti di una classe/gruppo, da effettuarsi in tempi estremamente rapidi, tali da garantire il controllo dell’infezione”.

Un assist per Figliuolo che il primo dicembre, in una nota, aveva annunciato la discesa in campo dei militari accanto ai distretti sanitari: “La presidenza del Consiglio dei ministri ha chiesto al Generale Francesco Paolo Figliuolo di elaborare un piano di intervento di screening riguardante le scuole, mirato ad incrementare l’attività di verifica rapida di eventuali casi di infezione da Sars CoV2 all’interno di classi/gruppi, e facilitare il proseguimento dell’attività didattica in presenza. Secondo il piano – si leggeva nella nota – il sistema di tracciamento in atto delle Regioni/Province autonome verrà potenziato grazie ad assetti militari prontamente resi disponibili dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini e coordinati dal Comando operativo di vertice interforze”.

E’ noto a tutti come sia andata a finire: solo sei regioni hanno chiesto l’intervento del generale, che è riuscito a inviare poco più di quaranta operatori che son serviti a poco per risolvere la questione del tracciamento nelle scuole. Ora tutto si gioca sul rientro in aula e sulle vaccinazioni da fare ai bambini. “Le norme nuove, se saranno confermate – spiega il presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli – vanno nella direzione di incentivare i genitori a somministrare la dose anti Covid ai propri figli. Aspettiamo di vedere l’ufficialità dell’atto ma il messaggio del Governo è chiaro: conviene vaccinarsi”. Non è altrettanto forte – a detta del numero uno dell’Anp – la campagna di Mario Draghi e dei suoi ministri per togliere ogni dubbio a chi ancora non ha portato i figli in un hub: “C’è gente che ha titubanze, timori. Serve un’informazione seria, dobbiamo rafforzare le convinzioni scientifiche”.

La pensa così anche Rocco Russo, responsabile del tavolo tecnico delle vaccinazioni della Società italiana di pediatria: “Dopo queste feste ci sarà un incremento delle vaccinazioni dei bambini. Non percepisco contrarietà ma c’è un clima attendista da parte delle famiglie quando in realtà negli Stati Uniti sono già stati vaccinati, senza problemi, cinque milioni di bambini e in Israele sessantamila”. In merito all’ipotesi allo studio Russo spiega: “E’ un compromesso”.

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