Nell’Italia che viaggia a un milione di tamponi al giorno, in cui trovare un appuntamento per un test antigenico o molecolare è praticamente impossibile, sempre più persone rischiano di restare intrappolate in casa oltre il tempo necessario dopo essere risultate positive al coronavirus. Le attuali regole, infatti, prevedono la fine dell’isolamento dopo 10 giorni tramite un test molecolare o antigenico con riscontro negativo eseguito dopo almeno 3 giorni senza sintomi. Ma prenotare un tampone tramite l’azienda sanitaria, così come da privati, è diventata un’impresa: con 2,5 milioni di persone già finite in isolamento, i tempi di attesa sono ormai arrivati anche a più di una settimana. Un lettore de ilfattoquotidiano.it che scrive dal Veneto, denuncia di aver trovato il primo tampone utile il 5 gennaio (tramite società privata), mentre i suoi 10 giorni di isolamento scadrebbero il 30 dicembre. Rimarrà per altri 6 giorni chiuso in casa, mentre con un test negativo avrebbe potuto essere libero già per Capodanno.

Il rischio di un isolamento prolungato a causa dei tamponi introvabili riguarda potenzialmente migliaia di persone, con pesanti ricadute sul lavoro e sulle attività economiche. Attualmente, infatti, si può interrompere l’isolamento senza un test negativo solo al termine del 21esimo giorno (e senza sintomi negli ultimi 7 giorni). Ecco perché i governatori, raccogliendo gli allarmi che arrivano dalle aziende sanitarie, ora chiedono al governo di rivedere le norme. La proposta delle Regioni prevede la fine dell’isolamento del positivo dopo 10 giorni senza test, sempre se in assenza di sintomi da almeno 3 giorni. Inoltre, viene chiesto di automatizzare la guarigione con la possibilità di scaricare il certificato personalmente dal fascicolo sanitario elettronico. In questo modo la guarigione verrebbe riconosciuta dopo 10 giorni, senza il bisogno di un tampone negativo.

Un modo per evitare che le persone risultate positive rimangono in isolamento troppo a lungo, ma anche per ridurre le richieste di tamponi. Una raccomandazione che arriva anche dalla Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti): “Sospendere il tampone di fine isolamento dopo i 10 giorni dalla positività in assenza di sintomi da 3 giorni, al fine di dedicare la diagnostica ai casi sospetti senza ritardi”. Per gli esperti, infatti, l’obiettivo generale dovrebbe essere “focalizzare le attività di contact tracing sull’identificazione dei contatti non vaccinati e sulla prevenzione e gestione dei focolai in comunità chiuse (per esempio residenze sanitarie assistenziali) o eventi/contesti ad alto rischio di estesa diffusione virale”. In poche parole, quindi, mirare l’attività di tracciamento, concentrandola dove più serve ad arginare la nuova ondata di Covid spinta da Omicron.

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