di Tommaso Lupi

Mi chiedo spesso perché si dica che in questo Paese non ricicliamo mai abbastanza. La svolta ecologica in politica mi sembra che riesca con una facilità fin troppo taciuta. Nel giro di pochi giorni abbiamo assistito a due escalation mica da poco.

Il 19 dicembre è tornato (non se ne era mai andato, tranquilli) “l’uomo a sua insaputa”. Claudio Scajola, che tutti noi abbiamo nel cuore per averci spiegato come farsi pagare la casa da altri senza saperlo, e dimettersi da ministro perché non poteva “abitare un’abitazione pagata da altri” (la citazione è vera, è inutile fare ironia quando basta trascriverle certe cose), è diventata il nuovo presidente della Provincia di Imperia. Per chi si chiedesse se ancora esistono le province, tranquilli: Delrio non le ha eliminate, ne ha solo abolito le elezioni.

Scopro poi che la Migliore dei Migliori, la super ministra della Giustizia, colei che ha partorito una riforma della giustizia penale che manco Violante (mi scuso per il turpiloquio), ha messo ad occuparsi delle valutazioni dei magistrati l’avvocato Francesco Paolo Sisto, il legale di Silvio Berlusconi.

Volendo essere degli antipatici, potremmo anche parlare della questione per cui pare irrealistico che in un Paese democratico gli avvocati diventino deputati o senatori senza chiudere lo studio legale, continuando di fatto a fare gli interessi dei loro clienti da dentro il Palazzo. Fenomeno peraltro trasversale, visto che anche l’avvocato di D’Alema entrò in Parlamento.

Questi due esempi sono utili per spiegare ad uno scettico come il sottoscritto che il ministero della Transizione ecologica funziona. La quantità di dimenticati e morti politicamente che stanno tornando è invidiabile (ricordarmi che sono tornati Brunetta e la Gelmini è una forma di sadomaso assai gradita), e ora sono speranzoso del fatto che anche altre personalità possano tornare ad essere riciclate a dovere.

La butto lì, in vista del Quirinale: ma un Napolitano tris?

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