Sono oltre 50mila i lavoratori italiani dell’industria e dei servizi che trascorrono il Natale con la preoccupazione per il proprio posto di lavoro: il dato è stato calcolato dalla Cgil che ha ricordato come ci siano anche altre situazioni difficili. A cominciare da quella di 2.500 navigator per i quali il contratto è in scadenza. Due giorni fa è arrivata una buona notizia per i 390 dipendenti della Gkn di Campi Bisenzio vicino Firenze. Il gruppo Borgomeo ha rilevato lo stabilimento dal fondo inglesa Melrose. Non è ancora il lieto fine ma una soluzione temporanea che per ora allontana la paura dei licenziamenti. Dopo la conversione della produzione si cercherà infatti un nuovo acquirente per l’azienda fiorentina.

I tavoli di crisi che restano aperti al ministero dello Sviluppo economico sono quasi 70. Un numero che si è dimezzato negli ultimi due anni (erano 149 a dicembre 2019) nonostante la crisi economica legata al Covid. Ma, secondo la Uilm, potrebbe essersi ridotto solo per la mancata riconvocazione o per la rinuncia ad affrontare alcune vertenze. “Non abbiamo l’impressione – dice il segretario nazionale Gianluca Ficco – che le vertenze stiano diminuendo, anzi. Piuttosto penso che il calo apparente sia dovuto al fatto che alcune siano ritenute irrecuperabili o al fatto che il ministero rimandi la convocazione di tavoli che da tempo chiediamo di riaprire”.

I circa 70 tavoli coinvolgono oltre 33mila lavoratori – sottolinea la Cgil. A questi si aggiungono altri 25mila dipendenti interessati a ristrutturazioni come i 16mila impegnati nelle telecomunicazioni, i 3mila del settore calzaturiero e i 7.700 di quello aereo. Tra i tavoli aperti spiccano quelli della siderurgia con oltre 12mila dipendenti coinvolti tra gli stabilimenti di Piombino (Jsw steel) e Taranto (Acciaierie d’Italia). Ma è in difficoltà anche una parte della grande distribuzione con il gruppo francese Carrefour che ha annunciato 769 esuberi. E tra le aziende per le quali è aperto un tavolo c’è anche Blutec che comprende il sito di Termini Imerese (circa 900 dipendenti a rischio), stabilimento chiuso dall’allora Fiat ormai 10 anni fa.

“Sono poche le vertenze che hanno finora trovato soluzione – spiega Silvia Spera, responsabile “Aree di crisi industriale complessa” della Cgil. Tra i pochi lieto fine quello dell’azienda Elica, che produce cappe da cucina aspiranti. Dopo gli scioperi dei lavoratori e con le risorse messe a disposizione dal governo la proprietà è tornata sui suoi passi riportando in Italia produzioni importanti. “Sono decine e decine -afferma Spera – le situazioni tuttora aperte e per le quali una soluzione non è ancora a portata di mano“. Per poter dare risposte concrete a queste migliaia di lavoratori i “è necessario che il paese si doti di un progetto industriale complessivo dove si individuino anche gli strumenti per salvaguardare il nostro sistema industriale e contemporaneamente si intervenga su innovazione e ricerca per posizionare il nostro sistema industriale in un ruolo di traino e guida europea”.

Tra le crisi che più hanno movimentato l’ultimo periodo quella della Whirlpool di Napoli. I 310 dipendenti sono in Naspi (l’assegno di disoccupazione, ndr) dopo aver ricevuto un indennizzo dalla multinazionale statunitense. In teoria dovrebbe prendere forma nei prossimi mesi un consorzio di imprese sotto il patrocinio del Mise per provare a dare un futuro allo stabilimento campano. Rimane fosco il futuro di Air Italy e dei suoi circa 1.400 dipendenti, crisi che sembra non ricevere le dovute attenzioni forse anche perché proprietà di Qatar Airways. Dal 1 gennaio potrebbero arrivare le lettere di licenziamento. Nella legge di bilancio non è passato, per mancanza di fondi, un emendamento per la cassa integrazione dei dipendenti della compagnia aerea.

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