“Nessuna manifesta violazione delle attribuzioni dei parlamentari”. Per i parlamentari resta l’obbligo del green pass per accedere alle Camere di appartenenza. La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il conflitto tra poteri sollevato dal senatore del gruppo misto Luigi Paragone e da un gruppo di deputati capitanato da Pino Cabras (L’Alternativa c’è) contro l’obbligo introdotto nei mesi scorsi. I giudici hanno ritenuto che dai ricorsi non emerga alcuna manifesta lesione delle attribuzioni proprie dei parlamentari e che spettino all’autonomia delle due Camere l’interpretazione e l’applicazione dei rispettivi regolamenti.

Oggetto del ricorso le delibere con cui gli organi interni di Camera e Senato – alla luce dell’articolo 9 quinquies del decreto legge n. 52 del 2021 – che hanno previsto la certificazione verde per partecipare ai lavori parlamentari. In entrambi i giudizi i ricorrenti agiscono in qualità di singoli parlamentari e lamentano la menomazione di proprie attribuzioni costituzionali. Denunciano, in particolare, le modalità di adozione dell’obbligo di green pass: quest’ultimo è stato introdotto da delibere di organi interni alle Camere (Ufficio/Consiglio di Presidenza e Collegio dei questori) anziché attraverso una modifica dei regolamenti parlamentari per cui sarebbe stata necessaria la maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Aula. I ricorrenti ritenevano quindi violata la riserva regolamentare (articolo 64 della Costituzione) nonché compressa, su tutte, la partecipazione dei singoli parlamentari al procedimento legislativo, oltre che leso il libero svolgimento del loro mandato.

Solo ieri la deputata no vax Sara Cunial malgrado non abbia il green pass rafforzato, obbligatorio per entrare in tutte le sedi della Camera come in tutti i luoghi di lavoro del Paese, era riuscita a entrare a Montecitorio per seguire la seduta dell’Assemblea e votare. Cunial si è accomodata da sola in una tribuna isolata, da lei raggiunta attraverso un percorso protetto.

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