Una superficie di quasi 59mila metri quadri, al confine con la Svizzera e la città di Varese. Il valore dell’ex cartiera Binda Sottrici, tra Vedano Olona e Lozza, è di circa 1 milione di euro. Potrebbe essere una risorsa per l’economia del territorio, ma, dal fallimento negli anni ’90, le promesse di bonifica delle giunte locali e di Regione Lombardia non sì sono mai concretizzate. L’ultimo caso sono state le trattative con Decathlon e Bricoman, fermate nel 2017 dalla burocrazia. Quest’area è quindi abbandonata da anni e rappresenta un problema per la sicurezza dei cittadini e per l’ambiente. La minaccia principale sono i 20mila metri quadri di fibre d’amianto (eternit) che coprono i capannoni, in disfacimento e a poche decine di metri dal fiume Olona e dal torrente Quadronna. Il fallimento della proprietà, Compagnia del Turismo, e l’interesse di un nuovo investitore hanno aperto però nuove prospettive di recente. Le amministrazioni non possono ripercorrere il copione del passato.

La rigenerazione urbana delle industrie dismesse è al centro delle lotte di molti comuni della Valle Olona (Varese). Per la Binda Sottrici i progetti sono stati numerosi, ma si sono tutti conclusi senza successo. “Per un comune piccolo è difficile trovare delle risorse da investire” ammette Giuseppe Licata, attuale sindaco di Lozza (Italia Viva). È quindi fondamentale l’intervento di operatori esterni. La zona della cartiera – al centro dello snodo tra l’autostrada Pedemontana, i valichi con la Svizzera, le vie per Varese e il resto della provincia – ha incuriosito numerose aziende. Nel 2008 Bricoman specializzato in articoli per edilizia e bricolage – e Decathlon – gruppo di vendita di attrezzature sportive – propongono di trasformarla in un insediamento commerciale. Il progetto prevede l’intervento su un’area di circa 92mila metri quadri. Di cui 15mila de “Le Fontanelle”, una zona boschiva, non ancora costruita. Nonostante la perdita di un territorio vergine, il vantaggio di abbattere gli edifici fatiscenti dell’ex sito produttivo e “rinaturalizzare” i terreni vicini alla Quadronna sembra maggiore. L’idea piace anche alla proprietà e all’amministrazione di Lozza: può dare nuova vita alla zona e “creare opportunità occupazionali” per i varesini. La trattativa non si ferma neanche per il contraccolpo della crisi economica. I comuni contano infatti sugli oneri di urbanizzazione del territorio – le compensazioni per la realizzazione dell’opera – per “una serie di interventi di rilancio del centro storico e collegamenti ciclopedonali”, racconta Enrico Baroffio (Lega Nord), sindaco di Vedano Olona fino al 2014 e tra i primi interlocutori per la riqualifica. I rischi connessi a una mancata manutenzione dell’area sono poi evidenti: “Oggi non è uno dei siti più preoccupanti a livello ambientale, come possono esserlo una conceria o una galvanica – spiega l’attuale sindaco di Vedano Olona, Cristiano Citterio (lista civica Vedano Viva) – Le materie prime ancora stoccate lì sono quelle per la lavorazione della carta: gasolio, vetrocemento, carbonella, caolino, carbonato di calcio e cloruri”. I capannoni sono però pericolanti e i sopralluoghi – l’ultimo effettuato 5 anni fa, nel 2015 – hanno evidenziato uno stato di degrado preoccupante, soprattutto della copertura in amianto. Poi le cancellate arrugginite, i vetri rotti e le porte sfondate non fermano chi vuole introdursi nell’ex cartiera: nel 2008 e nel 2010 la struttura ospita addirittura due rave party.

La riqualifica ha il benestare di Regione Lombardia, ma già nei primi anni della trattativa emergono le prime resistenze. Confcommercio Varese si schiera apertamente contro il progetto per difendere il tessuto economico e produttivo locale. Mentre i sindaci limitrofi sono preoccupati dalla crescita insostenibile del traffico – attirato dal nuovo insediamento – sulla Statale Varesina. Nel 2014 – dopo le elezioni che sostituiscono la giunta di centrodestra – Giuseppe Licata di Lozza e di Cristiano Citterio di Vedano firmano un accordo di programma. Regione Lombardia diventa quindi l’interlocutore principale dell’affare, nel tentativo di facilitarlo. Ma il suo intervento non basta. Con un comunicato stampa nel luglio del 2017 Bricoman annuncia pubblicamente di non essere più coinvolto nella bonifica dell’area, a causa dell’insostenibilità dell’investimento richiesto. Decathlon rimane al tavolo per qualche mese in più, poi nel 2018 ritira. “I sindaci hanno davvero lottato – spiega Licata – Ma il pubblico ha dei tempi e dei modi, mentre il privato ne ha altri: ci sono voluti 2 anni a dare i permessi per costruire. Quindi nel frattempo i finanziatori hanno perso l’interesse”. Mentre Cristiano Citterio attribuisce il fallimento dei negoziati al “periodo economico in veloce trasformazione” e difende la validità dell’accordo con la Regione, a cui “manca solo la firma dell’ultimo operatore”.

Per l’ex sindaco vedanese, Enrico Baroffio, invece le motivazioni del fallimento sono altre: “Venuto meno il nostro peso politico – dopo il voto del 2014 – sono subentrate altre dinamiche – spiega – L’accordo di programma ha scombussolato tutti i calcoli sugli oneri di urbanizzazione e sull’impatto sulla viabilità” del nuovo centro commerciale. Si sono aggiunti così numerosi costi, non preventivati, che le aziende non sono state in grado di sobbarcarsi. “La situazione del mercato è molto mutata – si legge nel comunicato di Bricoman – e non permette più di effettuare un tale investimento”. L’azienda non ha però perso interesse per Varese. Nel 2020 ha aperto un punto vendita a Venegono Inferiore, a pochi chilometri da Vedano Olona. L’area occupata era un terreno vergine. Qualsiasi intervento sulla cartiera Binda Sottrici invece è fermo da anni. L’area, anche se inserita nel Piano di Governo del Territorio, è di proprietà privata e né la Regione, né i comuni possono monitorarla o mettere in atto piani di bonifica degli inquinanti più critici. Però dopo il fallimento di Compagnia del Turismo, negli ultimi mesi, il creditore principale è sembrato interessato a rilevare l’ex sito produttivo. Al momento i sui piani non sono chiari, ma danno una speranza di mettere un punto sulla travagliata vicenda dell’area. I comuni potrebbero quindi avere un’altra chance.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Successivo

“Il 64% della spesa per missioni militari è per proteggere gli interessi di aziende che estraggono fonti fossili”. Il rapporto di Greenpeace

next