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La nuova apertura di Silvio Berlusconi al M5s in vista del Quirinale: “Ha dato voce a un disagio reale che merita rispetto e attenzione”

Dopo aver benedetto il reddito di cittadinanza, diventato una misura di contrasto alla povertà dopo essere stato definito una "paghetta", il fondatore di Forza Italia torna alla carica con i Cinque Stelle: "Il voto a loro nasceva da motivazioni tutt'altro che ignobili o irragionevoli"
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Il voto per eleggere il nuovo presidente della Repubblica si avvicina e Silvio Berlusconi continua le avances a tutto l’arco parlamentare, cullando il sogno di essere il successore di Sergio Mattarella. Dopo aver benedetto il reddito di cittadinanza, diventato una misura di contrasto alla povertà dopo essere stato definito una “paghetta”, il fondatore di Forza Italia torna alla carica con i Cinque Stelle.

Questa volta l’ex presidente del Consiglio punta dritto alle fondamenta dei grillini: “Il voto al Movimento 5 stelle, dal quale siamo lontanissimi, nasceva da motivazioni tutt’altro che ignobili o irragionevoli”, ha spiegato Berlusconi in un’intervista che sarà pubblicata sul numero speciale dei 35 anni di Milano Finanza, in edicola l’11 dicembre. “Nasceva dallo stesso disagio e dallo stesso fastidio per un certo tipo di politica per la quale è nata Forza Italia”, ha sottolineato rivendicando la sua discesa in campo nel 1994.

Poi è tornato ad elogiare il Movimento, almeno le basi sulle quali è nato: “I Cinque stelle non sono riusciti a dare una rappresentanza a questa Italia, ma hanno dato voce a un disagio reale, che merita rispetto, attenzione e anche delle risposte”. Si tratta della nuova – e con ogni probabilità non ultima – apertura di Berlusconi ad altre forze politiche quando mancano meno di due mesi al momento in cui il Parlamento sarà chiamato a scegliere il nuovo presidente della Repubblica. Tra la ricerca di voti tra gli ex M5s, la brochure inviata a deputati e senatori del Pd e apprezzamenti al Movimento, continua la sua “campagna elettorale” per il Quirinale, un tentativo di ascesa al quale hanno detto ‘no’ finora oltre 150mila persone firmando la petizione lanciata da Il Fatto Quotidiano.

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