La Regione Lombardia si avvia alla riapertura dell’ospedale Covid in Fiera a Milano essendo ormai a un passo dai valori in zona gialla, fascia di rischio in cui rischia di entrare nei prossimi 7-10 giorni, secondo i calcoli del Centro nazionale delle ricerche. “È sempre rimasto a disposizione e siamo pronti a riaprirlo in 24-48 ore, mi auguro che possa rimanere in stand by anche se i numeri che stiamo vedendo in questo periodo non ci stanno dando questa grande speranza”, fa sapere il presidente di Fondazione Fiera Milano, Enrico Pazzali, in un’intervista a il Giornale. “Poi io mi definisco ormai un aspirante aiuto primario ma è gestito dal Policlinico, faranno le valutazioni più opportune”, aggiunge.

Che sono già in corso. Il direttore generale Welfare della Regione Giovanni Pavesi ha scritto al Policlinico, all’Asst Ovest Milanese, al Gaetano Pini e all’Asst Rhodense per mettere in moto nel giro di poche ore la macchina logico-organizzativa e igienico-sanitaria della struttura. Quindi toccherà sempre a quei quattro poli ospedalieri mettere a disposizione il personale per la gestione di 16 posti letto, almeno in una prima fase. La Regione sta “preparando alcuni moduli dell’ospedale in Fiera, per renderli operativi in 24/48 ore se si manifestasse l’esigenza”, ha spiegato il presidente Attilio Fontana. “Niente allarmismi , ricordiamoci – ha aggiunto – che lo scorso anno in questo periodo, dopo un mese di zona rossa, avevamo 3.437 ricoverati nei reparti ordinari, oggi 887, e 489 ricoverati in terapia intensiva, oggi 108″.

I numeri però sono chiari e sullo sfondo si intravede la zona gialla: secondo i dati Agenas, la Lombardia in questo momento ha il 13% di posti letto occupati in area non critica e il 7% in terapia intensiva. Vuol dire che il “limite” che determina il passaggio in zona gialla è dietro l’angolo, con le soglie fissate rispettivamente al 15 e 10 per cento. Il parametro dell’incidenza di casi ogni 100mila abitanti è invece già abbondantemente superato: fissato a 50, ad oggi la regione si aggira tra i 140 e i 150.

La situazione è confermata dall’analisi del matematico Giovanni Sebastiani dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘M. Picone’ del Cnr: “La situazione più grave è ancora nelle regioni di confine, in particolare quelle a Nord Est – osserva – e le cinque regioni/province autonome con incidenza maggiore sono Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Valle D’Aosta e Trento. L’onda epidemica, dopo Emilia Romagna e Marche, ha raggiunto anche Lombardia, Lazio e Liguria”. Queste cinque regioni, prosegue Sebastiani, si collocano attualmente dal sesto al decimo posto per incidenza, dopo le cinque elencate prima.

In Lombardia, la crescita lineare della curva dell’incidenza dei positivi fa prevedere che nei prossimi 7-10 giorni continuerà la crescita lineare dell’occupazione nei reparti ordinari e nelle terapie intensive: “Con i tassi di crescita medi correnti – osserva Sebastiani – tra 7-10 giorni nella regione si dovrebbero oltrepassare entrambe le soglie (15% e 10% rispettivamente). Con i trend attuali, si prevede quindi che la Lombardia dovrebbe avere i numeri da zona gialla tra 7-10 giorni”.

IL DISOBBEDIENTE

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