Erano gli anni ’80 quando furono osservati i primi casi della cosiddetta “Pneumocystis carini”, un raro tipo di polmonite riscontrata più frequentemente in giovani adulti sessualmente attivi. Da successive indagini ed approfondimenti, venne identificata e riconosciuta come Human Immunodeficiency Virus (Hiv).

L’infezione ad alto grado dell’Hiv può compromettere il quadro clinico della persona, tale da manifestarsi nella cosiddetta Sindrome da Immunodeficienza Acquisita (Aids). Attualmente nel mondo ci sono più di 37 milioni di persone positive all’Hiv, nel 2020 ci sono state 1,5 milioni di diagnosi Hiv, molte delle quali riguardano la fascia di età tra i 15 e i 24 anni e quasi 700mila morti per complicazioni dovute all’Aids. Indossare il “fiocco rosso” è un atto di consapevolezza e sensibilità verso le vittime dell’Aids.

Da questi dati emerge come, nonostante l’attuale silenzio mediatico relativo alla malattia, il virus sussiste e porta con sé diversi problemi. L’infezione non colpisce solo le condizioni fisiche dei pazienti, ma può influire anche sulle relazioni interpersonali, sulla salute mentale e sessuale. Recenti studi, ad esempio, hanno indagato il livello di soddisfazione sessuale in persone Hiv e Aids positive. Un significativo numero di soggetti ha dichiarato di aver diminuito i rapporti sessuali dopo la diagnosi di Hiv, altri invece hanno espresso timori riguardo il rischio di trasmissione del virus al partner.

Nel campo medico sono stati realizzati progressi che hanno offerto la possibilità ai soggetti Hiv negativi di sottoporsi alla profilassi pre esposizione, conosciuta come PrEP, una tecnica innovativa che consiste nell’assunzione di farmaci antiretrovirali (tenofovir ed emtricitabina) per ridurre il rischio di infezione da Hiv. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) suggerisce di assumere la PrEP ogni giorno: il suo effetto sembrerebbe più efficace, soprattutto nei rapporti sessuali anali garantisce un altissimo livello di protezione. Sebbene sia consigliata alle persone a rischio di contrarre l’infezione, è bene tener a mente che la PrEP non ha effetti su altre malattie sessualmente trasmissibili. Si ricorda che è assolutamente consigliato rivolgersi al medico prima e durante l’uso del farmaco.

In relazione a questa situazione sarebbe necessario valutare progetti di educazione sessuale tra i giovani, soprattutto nelle scuole, al fine di favorire l’azione preventiva. Se lottiamo contro l’Aids e l’Hiv, lottiamo anche e soprattutto per i comportamenti sessuali a rischio. Seppur ad oggi in Italia non esista una legge che include l’educazione sessuale obbligatoria nelle scuole, si reputa indispensabile la ricezione di conoscenze e informazioni legate alla sessualità. Nell’odierno quadro sociale dove la sessualità è spesso un tabù, gli esperti del settore come sessuologi e psicologi sono risorse indispensabili per sostenere la prevenzione e trasmettere conoscenza.

Saper identificare i propri comportamenti sessuali, soprattutto quelli a rischio, è un’opportunità per la salvaguardia della propria salute. Il sesso protetto non è meno bello, anzi, nell’ottica di prevenzione si ricorda che l’uso del profilattico non significa rinunciare al sesso piacevole, piuttosto rende l’intimità sicura, permette di scoprire e riscoprire il proprio e l’altrui benessere. Proteggersi significa prevenire rispettando la salute in tutte le sue forme.

Grazie per la collaborazione alla dr.ssa Ilaria Lenoci

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