“Una cura sterilizzante per l’Hiv non può essere provata empiricamente” ma che possa succedere anche se raramente invece è possibile. Sono gli autori di uno studio pubblicato Annals of Internal Medicine che descrivono un secondo caso di una persona sieropositiva che non presenta più tracce del virus che innesca l’Aids. La premessa è che invece i due casi finora registrati di “cura sterilizzante” era stata rilevata in due persone sottoposte a un particolare tipo di trapianto. La ricerca, che potrebbe aprire nuove prospettive di ricerca sui meccanismi d’azione dell’Hiv e del nostro sistema immunitario, è stata finanziata dal National Institutes of Health e Fondazione Bill&Melinda Gates.

Per comprendere l’importanza di questa scoperta bisogna ricordare che il virus dell’Hiv “inserisce” copie del suo genoma nel Dna delle cellule, creando quello che viene chiamato serbatoio virale. Così il virus sfugge all’attacco degli antivirali e alla risposta immunitaria del corpo. Da questo serbatoio vengono prodotte continuamente nuove particelle virali. La terapia antiretrovirale non può eliminare il serbatoio, rendendo necessario un trattamento quotidiano per sopprimere il virus. Alcune persone, note come controllori d’élite, hanno un sistema immunitario in grado di sopprimere l’Hiv. Sebbene abbiano ancora serbatoi virali in grado di produrre più virus Hiv, un tipo di cellula immunitaria chiamata cellula T killer mantiene il virus soppresso senza la necessità di farmaci.

Il team di ricercatoti del Massachusetts General Hospital, del Mit e della Harvard Medical School un anno fa aveva descritto su Nature il caso della “paziente di San Francisco” e ora ha trovato un’altra paziente “Esperanza” con un sistema immunitario capace di eliminare autonomamente il serbatoio virale. La donna ha scoperto di essere sieropositiva nel marzo 2013. Ma non ha iniziato alcun trattamento antiretrovirale fino al 2019, quando è rimasta incinta e ha iniziato ad assumere i farmaci tenofovir, emtricitabina e raltegravir per sei mesi durante il secondo e il terzo trimestre di gravidanza. Dopo aver partorito un bambino sano e negativo all’Hiv, ha interrotto la terapia.

Come il paziente di San Francisco anche il paziente Esperanza non ha più traccia del virus nonostante i ricercatori abbiano analizzato 1,19 miliardi di cellule del sangue e mezzo milione di cellule prelevate dai tessuti. “Questi risultati, in particolare con l’identificazione di un secondo caso, indicano che potrebbe esserci un percorso attuabile verso una cura sterilizzante per le persone che non sono in grado di farlo da sole”, afferma la scienziata Yu Xu. Comprendere il meccanismo immunitario alla base di questa capacità potrebbe aprire la strada allo sviluppo di trattamenti che insegnino al sistema immunitario degli altri a imitare queste risposte nei casi di infezione da Hiv.

Lo studio Annals of Internal Medicine

Lo studio su Nature

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