È stata una lunga notte di trattative quella che ha portato, questa mattina, a trovare la quadra sulle prime nomine Rai del nuovo amministratore delegato Carlo Fuortes. Che qualcuno malignamente ha ribattezzato “il fantasma dell’Opera”, tenuto conto del suo precedente incarico al Teatro dell’Opera di Roma, perché a un certo punto, stufo delle mille trattative con i partiti, avrebbe delegato tutta la faccenda a Palazzo Chigi. Se sia andata proprio così al momento non è dato sapere, sta di fatto che sulle posizioni più importanti lo schema che Fuortes aveva presentato negli ultimi giorni è stato confermato, con la direzione del Tg1 affidata a Monica Maggioni, quella del Tg3 a Simona Sala, mentre Gennaro Sangiuliano è stato riconfermato al Tg2. Altre conferme rispetto alle voci sono Alessandra Di Stefano alla direzione di Raisport e quella di Alessandro Casarin che resta alla guida delle testate regionali. Ma non sono mancate le sorprese, a partire da Rainews, dove direttore diventa Paolo Petrecca (casella molto importante visto che il primo dicembre partirà finalmente il nuovo sito d’informazione della Rai), mentre Andrea Vianello all’ultimo minuto è stato spostato alla direzione del Gr e Radiouno, prendendo il posto di Simona Sala.

Le tensioni sono state molto forti fino agli ultimi minuti: i curricula sono stati consegnati stamattina alle 11.26 ai consiglieri di amministrazione, in vista del Cda che domani dovrà votare i nuovi direttori e che si svolgerà a Napoli, un modo dell’azienda per far sentire la vicinanza del vertice alla sede napoletana e alla fiction Un posto al sole dopo che si era ventilato per loro uno spostamento nel palinsesto. I primi sul piede di guerra sono proprio i consiglieri, che due giorni fa avevano chiesto un incontro a Fuortes per parlare proprio dei criteri di scelta dei candidati, incontro che l’ad ha concesso solo per questa mattina alle nove. Proposta irricevibile, per i consiglieri, che infatti hanno declinato. E ora trapelano voci sul fatto che il loro malcontento è talmente alto che il voto nel Cda di domani non si può dare per scontato. Staremo a vedere.

Molte tensioni, naturalmente, sul Tg1. Fuortes, infatti, non stravedeva per Maggioni, osteggiata pure dal “partito” Rai e dalla redazione, ma la giornalista ha potuto contare, oltre che sul suo curriculum, anche su sponde esterne, come quella del sottosegretario alla presidenza Roberto Garofoli, ma pure sul capo di gabinetto di Draghi, Antonio Funiciello. Sì perché ieri, quando si era arrivati allo stallo, pare che la partita si sia spostata direttamente a Palazzo Chigi, con Funiciello a fare da vigile urbano rispetto alle richieste dei partiti. A un certo punto la confusione era tale che, secondo il Foglio, pare ci volesse metter bocca pure Francesco Giavazzi, il super consulente economico del premier, che spingeva per la vicedirettrice del Corriere della Sera, Barbara Stefanelli. Ma contro una papessa straniera al Tg1 (erano circolati i nomi anche di Pancheri e Varetto) e l’arruolamento di esterni è suonato forte negli ultimi giorni e minuti il tamburo dell’Usigrai: “L’arrivo di possibili direttori esterni sarebbe un insulto a tutti i dipendenti”. E poi oggi il sindacato è tornato all’attacco: “Il quadro secondo cui sono venute fuori le nuove nomine è agghiacciante: se davvero sono state decise a Palazzo Chigi, siamo alla tv di Stato e non più al servizio pubblico”.

Altro nodo era il Tg2, perché Giorgia Meloni non ci stava ad avere Sangiuliano in comproprietà con Salvini, chiedendo un posto in più. “Siamo l’unico partito di opposizione e non abbiamo nessuna direzione di testata. E non siamo neanche in Cda, dopo che ci avete boicottato la nomina di Giampaolo Rossi”, il discorso fatto dal partito della Meloni agli alleati di centrodestra. Così, se in un primo momento si era ventilata l’ipotesi di sostituire Sangiuliano con un meloniano doc (Nicola Rao), alla fine si è deciso di lasciarlo al suo posto, concedendo però alla leader della destra la direzione di Rainews con Paolo Petrecca. Con grande sorpresa di Vianello, costretto a spostarsi alla radio nel posto lasciato libero da Simona Sala. Mario Orfeo, invece, andrà alla mega direzione approfondimento, ovvero colui che dovrà vigilare e dire la sua sui programmi d’informazione che non stanno sotto testata: Porta a porta, In Mezz’ora, Report, Presa diretta, Cartabianca, eccetera. Un posto di grande potere ma anche una bella rogna, secondo molti dirigenti.

A bocca asciutta resta invece Giuseppe Carboni, e con lui politicamente i 5 Stelle (che si divideranno Sala al Tg3 col Pd), il quale, nonostante le mille polemiche e gli attacchi subìti, al Tg1 stava facendo numeri record, con punte nell’edizione serale del 25-26% di share. “Il governo dei migliori fa fuori il migliore”, è la battuta amara che qualcuno nei giorni scorsi gli ha sentito pronunciare. Sembra che Carboni, in qualche modo, abbia pagato le divisioni interne ai pentastellati, anche se poi fonti bene informate raccontano che Giuseppe Conte e Luigi Di Maio sul fronte Rai, una volta tanto, erano più che uniti. Ma per i pentastellati la botta è stata forte e sicuramente chiederanno un risarcimento quando ci saranno da completare le nomine con le altre direzioni di genere, prima di Natale.

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