La scelta di chiamare “Olimpo” l’inchiesta e il processo alle estorsioni della camorra a Castellammare di Stabia dipese dal cognome dell’indagato più importante, Adolfo Greco, il monopolista della distribuzione del latte, il ricchissimo imprenditore che tra gli anni ’70 e ’80 aiutò Raffaele Cutolo a impossessarsi del Castello Mediceo di Ottaviano e poi partecipò alle trattative tra la Dc, la Nco di Cutolo e le Brigate Rosse per liberare l’assessore regionale Ciro Cirillo. Poche ore fa è arrivata la sentenza di primo grado. Greco è stato condannato a otto anni di reclusione. Era accusato di due episodi di estorsione aggravata dal metodo mafioso, si era ritagliato il ruolo di ‘mediatore’ tra i clan dell’area stabiese e alcuni imprenditori taglieggiati ed ‘invitati’, anche da Greco, a pagare.

La sentenza del tribunale di Torre Annunziata – presidente Fernanda Iannone, giudici a latere Luisa Crasta e Silvia Paladino – ha sostanzialmente accolto l’impianto accusatorio portato in aula dal pm della Dda di Napoli Giuseppe Cimmarotta, che aveva chiesto per Greco 12 anni, nonché la condanna di tutti gli altri imputati (ma uno di loro, Attilio Di Somma, difeso dall’avvocato Francesco Schettino, è stato assolto dall’accusa di aver collocato una bomba a un supermarket).

Greco fu arrestato e portato in carcere il 5 dicembre 2018. La polizia gli ritrovò in casa quasi 3 milioni di euro in contanti, nascosti dietro una intercapedine. Negli anni successivi è finito al centro di altre due inchieste, culminate anche queste in misure cautelari, che lo accusano di concorso esterno al clan dei Casalesi per i suoi rapporti con i nipoti del boss Michele Zagaria e di corruzione per un presunto giro di mazzette intorno al progetto di riqualificazione dell’ex area Cirio di Castellammare di Stabia. Da qualche mese è tornato a piede libero e in mattinata aveva ascoltato le ultime parole del pm Cimmarotta prima che la corte si ritirasse in camera di consiglio. Non era presente alla lettura della sentenza.

Condannati anche altri imputati. Sei anni e mezzo per Umberto Cuomo, l’intermediario tra Greco e il clan Afeltra di Pimonte. Nove anni e mezzo per Luigi Di Martino detto “’o profeta”, già reggente del clan Cesarano, che ha ascoltato la lettura del dispositivo collegato in videoconferenza dal carcere di Milano: era accusato di una estorsione ai danni di Greco e di essere stato il mandante della bomba fatta esplodere davanti alla saracinesca di un supermercato Sole365. Sei anni a testa per i fratelli Michele e Raffaele Carolei, del clan D’Alessandro, imputati di una estorsione.

Il Comune di Castellammare di Stabia si è costituito parte civile e la sentenza ha disposto per gli imputati il risarcimento del danno d’immagine. Il commento del sindaco Gaetano Cimmino: “Un atto di verità, giustizia e trasparenza per la mia città, ho il dovere di salvaguardare l’immagine di Castellammare, un’attività imprescindibile per la mia amministrazione il cui operato è volto alla trasparenza e alla legalità”.

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