Ha appena 14 anni ma grazie al suo intuito è riuscito a scoprire e denunciare un giro di pedofili del web. È successo lo scorso 27 settembre, quando un adolescente si è accorto che diverse pagine sui social diffondevano immagini di alcune ragazze giovanissime, molte delle quali palesemente minorenni, senza il loro consenso. Una scoperta che, racconta il Corriere della Sera, ha portato il baby investigatore a imbastire una vera e propria indagine conclusasi con l’intervento dei carabinieri e della procura.

Come riportato dal quotidiano di via Solferino, la vicenda è iniziata quando l’adolescente ha aperto il suo profilo Instagram dal cellulare e ha notato che in molte delle stories dei suoi amici c’era un messaggio di protesta verso la stessa identica pagina web. Alcuni dei ragazzi, in pratica, invitavano a segnalare e far chiudere un profilo sostenendo che sottraesse e pubblicasse immagini sessualmente esplicite postate da ragazze giovanissime (in molti casi minorenni) con la modalità di visualizzazione “amici più stretti”. Evidentemente gli scatti erano stati riprodotti e diffusi da alcuni amici delle giovani a loro insaputa, per poi diffondersi in maniera incontrollata su internet finendo in mani sbagliate. Incuriosito e preoccupato dalla situazione, il 14enne si è collegato alla pagina incriminata e ha iniziato a indagare, scoprendo che il colpevole stava intanto dirottando il materiale su altri profili nel timore che il primo venisse bloccato. A quel punto, il ragazzo ha raccontato tutto alla madre, che è avvocato: con l’intervento della donna la faccenda si è trasformata in un esposto-denuncia carico di indizi, ricostruzioni, screenshot, dvd pieni di materiale.

Nella sua inchiesta indipendente, il giovane ha anche documentato la potenzialità di acquisizione e divulgazione delle immagini: in tre minuti, è emerso dal suo racconto, i gestori di una delle pagine sotto accusa hanno “catturato” dalle stories di Instagram 83 fotografie. Non solo. A un altro indirizzo web maneggiato sempre da loro sono state postate addirittura delle dirette video: ragazzi che annunciavano il lancio di un progetto per unire Instagram a Telegram in un servizio a pagamento, facendo talvolta riferimento ad avvenuti incontri per pratiche pedopornografiche. Infine, su un altro profilo non ci si limitava a condividere le fotografie rubate senza consenso ma si incitavano i contatti a rilanciare tutto per avere il massimo della visibilità e aumentare così visualizzazioni e followers. In cambio la promessa era di svelare i nomi delle ragazze.

I reati ipotizzati a seguito della denuncia sono quelli di cessione e detenzione di immagini pedopornografiche ma anche di istigazione a pratiche di pedopornografia. A condurre le indagini sarà la direzione distrettuale antimafia di Venezia, che si dovrà occupare di risalire agli indirizzi web sui cui il materiale fotografico è transitato e di ricostruire le identità personali di chi gestiva il profili. Nel frattempo la mamma del piccolo detective ha raccontato al Corriere quanto la scoperta del figlio, oltre a inorgoglirla per la caparbietà dimostrata dal ragazzo, l’abbia anche preoccupata: “Qui nessuno cerca visibilità. Ho lavorato molto all’esposto per ricostruire i passaggi di questa storia perché sono fatti che fanno male alla vita di tutti e che contribuiscono ad alimentare un’immagine delle donne totalmente distorta”, ha detto. “Vorrei tanto che questa vicenda accendesse un campanello d’allarme nei genitori. Penso sia giusto reagire e spero che serva a portare alla luce l’assurdità di questi meccanismi nei quali si perdono i ragazzi e, molto di più, le ragazze”, ha concluso la donna.

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