Urla e proteste dai banchi del centrodestra in Senato all’annuncio del ministro dei Rapporti con il parlamento, Federico D’Incà, che a nome del governo ha posto la questione di fiducia al dl Infrastrutture. All’origine dello scontro l’emendamento anti-discriminazioni proposto da Alessia Rotta e Raffaella Paita del Pd che “vieta sulle strade e sui veicoli qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto, del credo religioso o dell’appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere”. Fratelli d’Italia aveva presentato due emendamenti per eliminare il riferimento all’identità di genere, chiedendo il voto segreto a Palazzo Madama. Alla fine l’esecutivo ha deciso di mettere la fiducia così da blindare la norma ed evitare la replica delle scene di una settimana fa con lo stop al ddl Zan. Con 190 voti favorevoli e 34 contrari e il provvedimento quindi è diventato legge. “Siamo di fonte ad un ennesimo sfregio del Parlamento e al popolo che esso rappresenta” ha protestato il senatore di Fratelli d’Italia, Lucio Malan, secondo il quale in questo modo sono stati reintrodotto alcuni elementi della legge Zan contro l’omofobia. “Come è possibile – ha domandato Lucio Malan – che in un decreto riguardante gli investimenti e la sicurezza delle infrastrutture, trasporti e circolazione stradale, sia stata inserita una norma ideologica, volta a limitare la libertà di espressione, con il pretesto che l’esercizio di questa libertà non può avvenire sulle strade e sui veicoli? Una cosa assolutamente inaccettabile, introdotta di soppiatto”

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